Ammontano a circa 300 i miliziani filorussi uccisi nelle ultime ore in Ucraina, ai quali si aggiungono 500 feriti. Tra i soldati di Kiev invece 2 morti e 45 feriti: cifre non ancora confermate dai separatisti, ma ufficializzate da Vladislav Selezniov, il portavoce dell’intervento; numeri che potrebbero fotografare gli scontri in Ucraina come una condizione drammatica e senza soluzione di fuga.
Nella zona della città di Luhansk alcuni separatisti filorussi, dopo aver assediato l’area per circa due giorni, sono riusciti a prendere il controllo di un’intera base degli agenti di frontiera. Secondo alcune indiscrezioni di un giornalista, i separatisti avrebbero portato via dalla base una serie di casse contenenti pallottole e materiali bellici, andando via sui mezzi di trasporto delle guardie stesse.
Secondo Oleksandr Turchynov, il presidente ucraino ad interim in attesa di passare i poteri al nuovo presidente Petro Poroshenko, l’unica soluzione potrebbe essere la gestione dei secessionisti attraverso la legge marziale. La sua richiesta dovrà essere in ogni caso valutata dall’intero Consiglio nazionale di sicurezza e difesa formato dal premier, dai ministri, dai dirigenti dell’Intelligence e di agenzie preposte alla sicurezza.
Intanto nella sua tappa europea a Varsavia, in occasione dei 25 anni dalle prime elezioni svincolate dopo il regime comunista, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incontrato Poroshenko e non ha mancato di sottolineare l’appoggio statunitense all’Ucraina: “Gli Usa sono risolutamente impegnati al fianco del popolo ucraino. Non solamente per i prossimi giorni o le prossime settimane, ma negli anni a venire. L’Ucraina deve potersi autodeterminare. Noi non accetteremo mai l’occupazione della Crimea da parte della Russia”. La pietra lanciata da Obama riguarda la mancanza di una vera libertà in Europa: il presidente si è dichiarato pronto ad appoggiare la Polonia, così come la Romania, la Lituania e la Lettonia, ovvero i partner della Nato, stanziando un contributo finanziario di un miliardo di dollari per la salvaguardia della sicurezza delle aree in questione. Questa sera il vertice del G7, in Belgio, vedrà una tavola rotonda in cui a mancare sarà proprio la Russia: inizialmente il summit si sarebbe dovuto svolgere a Sochi, nella Russia meridionale, ma le insurrezioni dei filorussi e l’annessione della Crimea alla nazione di Putin hanno comportato l’annullamento dell’incontro, con la conseguente rimozione della Russia dagli stati interessati. Putin dal canto suo si è dichiarato pronto a un incontro con il presidente Obama e sorpreso nel constatare che Obama non sia dello stesso parere. Le sue parole “Non ho motivo di supporre che Obama non voglia incontrare il presidente della Russia” arrivano alla vigilia del viaggio in Francia, dove sarà presente insieme a Francois Hollande e ad Angela Merkel per celebrare i 70 anni dallo sbarco in Normandia degli alleati.
Intanto la Merkel, ben disposta a una stretta collaborazione con Putin, resta ferma sulle sue minacce di esacerbare le sanzioni imposte alla Russia, se non si manifestasse un rientro dei separatisti e un’interruzione della guerra in corso. Anche il Ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, si è espresso in merito alle probabili nuove sanzioni imposte alla Russia e al ruolo che l’Ue avrebbe nella questione: “l’Ue ha perso un’occasione: se fosse riuscita a farsi facilitatrice di dialogo, molte cose si sarebbero potute prevenire. C’è stato il limite di pensare che per l’Ucraina quello con l’Europa potesse essere un partenariato alternativo, e non contemporaneo, a quello con la Russia. C’è un inasprimento dello scontro che dimostra come esso abbia radici ben più profonde di questa crisi. Quando lo dicevamo tre mesi fa la risposta era sempre la stessa: il problema è Mosca. Invece, esiste un problema dentro l’Ucraina […] Le sanzioni sono un fine, servono a spingere al dialogo”.