Ancora proteste e disordini a Bangkok dopo la destituzione della premier Yingluck Shinawatra. L’esercito thailandese nelle ultime ore ha decretato la legge marziale. I militari asiatiaci hanno fatto irruzione per le strade del centro. Soldati e mezzi armati hanno preso posizione in particolare nei quartieri commerciali, alberghi e nelle vicinanze di studi televisivi.
Nella notte il capo dell’esercito thailandese ha decretato anche la censura dei media, infatti è stato vietato a tutti i giornalisti e a tutte le tv di diffondere notizie o immagini dannose per l’interesse della nazione. I militari hanno rimosso anche le antenne di dieci canali televisivi che sono stati accusati di aggravare il conflitto, tra le televisioni penalizzate ci sono il canale satelittare BlueSky e la tv AsiaUpdate. Bloccati in tutto il Paese anche i collegamenti ai social network, soprattutto Twitter e Facebook.
I militari e le forze armate del Paese, attraverso una televisione da loro gestita, hanno dichiarato di voler “restaurare la pace e l’ordine pubblico dopo i 28 morti e le centinaia di feriti degli ultimi scontri”. Dal 1932 i militari asiatici sono stati all’origine di ben 18 colpi di stato in Thailandia. Qualche settimana fa, dopo un attentato costato a Bangkok tre morti e circa venti feriti, l’esercito thailandese aveva minacciato d’intervenire con tutte le forze se la crisi politica non fosse rientrata. L’ultimo raid militare nel paese asiatico risale al 2006, quando le forze armate intervennero direttamente per rovesciare l’allora primo ministro, il magnate Thaksin Shinawatra. Nel frattempo, a Bangkok non si placa nemmeno la protesta degli oppositori, in corso da novembre con l’obiettivo di far fallire il regime Shinawatra, e che da mesi chiede un governo di suo gradimento nominato del Senato.
Intanto anche gli Stati Uniti e il Giappone hanno espresso preoccupazione per l’introduzione della legge marziale. Dagli Stati Uniti sottolineano che la democrazia non deve essere messa a rischio e che tutti devono rispettare i principi democratici, e soprattutto garantire la libertà d’espressione. Da Tokyo invece si sollecita a dare prova di moderazione e di non usare la violenza.