Sarcofago degli sposi ora in 3D

E’ stato ricostruito in 3D, tecnica che permette di intravedere un oggetto in tutte le tre dimensioni di lunghezza, larghezza e altezza, la famosa urna funeraria di matrice etrusca, il Sarcofago degli Sposi, realizzata nel VI secolo a.C.
Essa rappresenta una coppia di sposi sdraiati su un triclinium, letto a forma di penisola posizionato intorno al tavolo dove veniva servito il pranzo. Le figure simboleggiano i tratti tipici dell’arte arcaica: i capelli portati lunghi, gli occhi allungati e il sorriso ‘arcaico’, sereno ma non eccessivo. Il marito stringe la moglie a se’ in gesto di affetto e rispetto, sottolineando l’amore reciproco e la forte considerazione della donna nell’Antica Etruria.
La scultura realizzata a grandezza naturale è disponibile in due versioni: una in terracotta, esposta al Museo del Louvre di Parigi, e l’altra in bronzo, esposta al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. La versione ricostruita in 3D è proprio quest’ultima. Ciò è stato possibile adoperando delle sofisticate tecniche fotogrammetrico-stereoscopiche basate sull’acquisizione dei dati metrici di un oggetto e sull’impiego della fotocamera stereoscopica.
Essa è dotata di due obiettivi paralleli posti alla stessa distanza degli occhi umani, con lo scopo di simulare un’osservazione contemporaneamente binoculare finalizzata a riprodurre una visione illusoria di tridimensionalità o profondità. Un altro strumento elettronico altamente tecnologico, impiegato nella ricostruzione 3D, è il laser scanner 3D, il quale fornisce le coordinate spaziali di un dato oggetto sfruttando la funzione del laser.
Il team di ricercatori che ha tradotto l’immagine bidimensionale del sarcofago in tridimensionale è composto da prestigiose organizzazioni di ricerca: FBK di Trento (Fondazione Bruno Kessler – ndr), istituzione nata nel 2007 e specializzata nella ricerca scientifico-tecnologica, con sottosettori quali informatica, elettronica, matematica e fisica nucleare e nella ricerca umanistica, divisa in scienze religiose e scienze storiche; il CNR-Itabc (Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali – ndr), fondazione risalente al 1981 con sede a Roma, organizzazione di ricerca in ambito tecnologico e scientifico con la missione di monitorare e apportare migliorie al patrimonio culturale regionale, nazionale, europeo ed internazionale; e la CNR-Isti (Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo” – ndr), la quale fonda la propria attività di ricerca sulle tecnologie informatiche, telematiche e scientifiche. A collaborare per la concretizzazione del progetto vi è stata anche l‘Università di Bologna, coordinata al Consorzio Cineca, che offre supporto alle comunità scientifiche tramite sistemi gestionali e informatici destinati alle imprese, alla sanità e alla pubblica amministrazione.
I ricercatori hanno scattato più di 500 immagini con una risoluzione di circa 0,03 mm a distanza media di 1 metro.