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Sara Pedri, al setaccio il telefono. Rimosso il primario Tateo

Sara Pedri, la ginecologa di Forlì scomparsa dal 4 marzo scorso, subito dopo il trasferimento dall’ospedale Santa Chiara di Trento, era giunta alla decisione di abbandonare la struttura, dopo una lunga analisi introspettiva. Lo si desume chiaramente dalle lettere, riportate da una rivista settimanale, che la giovane ha redatto prima di condensare i motivi delle sue dimissioni in una mail recapitata al primario dell’unità, Saverio Tateo, che lei definisce “Sovrano Illuminato“.

Come riportato da alcuni quotidiani, quel messaggio è ora agli atti degli ispettori inviati a Trento lo scorso 6 luglio dal ministro Speranza, con l’incarico di verificare se il clima in reparto fosse davvero “malsano“, come denunciano i familiari di Sara Pedri, ed altri sanitari che hanno lavorato in quell’ambiente.

L’esperienza a Trento doveva essere formativa — scrive Sara Pedri — ma ha generato in me un profondo stato d’ansia, a causa del quale sono completamente bloccata e non posso proseguire“. Oltre a parlare di “aspettative deluse“, la Pedri scrive: “Non ho mai detto no, nonostante i molteplici imprevisti e i progetti incivili. È una situazione più grande di me“.

 “Con la fretta e la frenesia non si impara, i risultati ottenuti sono solo terrore (…). So che mi comprometto, ma ho bisogno di aiuto“.
Un’amara conclusione, anticamera del trasferimento dall’ospedale di Trento a Cles, al quale Sara era destinata fin dall’inizio.

AL SETACCIO IL CELLULARE DI SARA PEDRI

I contenuti del cellulare di Sara Pedri sono ora in possesso della procura. È stata depositata la copia forense del cellulare trovato nell’auto di Sara, a Mostizzolo. I periti hanno acquisito la memoria del telefonino, files, immagini, video, App.

L’analisi del materiale è sul tavolo della pm Licia Scagliarini, che sta conducendo le indagini sulla scomparsa della dottoressa e ha aperto un fascicolo, quello degli atti non costituenti notizia di reato, in attesa di una definizione. 

La giovane ginecologa, che era arrivata in Trentino l’11 novembre, il giorno dopo aver concluso il percorso di specializzazione a Catanzaro, è ufficialmente “dispersa”, ed è quindi possibile formulare un’ipotesi di reato. Sara Pedri non ha lasciato lettere di addio.

I familiari ed i colleghi, con cui ha condiviso gli ultimi anni di formazione in Calabria, non hanno mai nascosto che la giovane, piombata piena di entusiasmo al Santa Chiara, con il tempo si era gradualmente spenta. Per l’allarmante calo di peso, Sara era stata anche chiamata a colloquio dal primario.

Su una chat di Whatsapp scriveva: «In reparto vige la regola del silenzio, ma io non mollo. Pazienza se gli sono antipatica». E poi c’è l’ultimo messaggio al fidanzato Guglielmo, “Ti amo“, scritto il 3 marzo. Poco prima era avvenuta una telefonata, in cui Sara illustrava di essersi dimessa.

«Mi aveva detto che si sentiva sollevata da un peso, che per la prima volta da mesi aveva mangiato bene e aveva voglia di farsi una doccia e una bella dormita», diceva a Guglielmo. «Le avevo risposto anch’io “Ti amo”, ma quel messaggio non lo ha mai letto».

La dottoressa Sara Pedri era solita staccare la connessione di notte, il cellulare era stato riattivato alle 6 del mattino del 4 marzo, ma, il messaggio del fidanzato, ricevuto e mai “aperto”.

«Dalla documentazione emergono fatti oggettivi e una situazione di reparto critica che rendono necessario, a partire da lunedì 12 luglio, il trasferimento del direttore dell’Ostetricia e Ginecologia di Trento ad altra unità operativa e di un altro dirigente medico ad altra struttura ospedaliera dell’Azienda sanitaria».

Si perviene alla rimozione dall’incarico del primario Saverio Tateo, e di un secondo responsabile del reparto, tale Liliana Mereu, l’inchiesta condotta da una commissione interna all’Azienda sanitaria trentina in seguito alla scomparsa di Sara Pedri.

SOTTOTITOLO: Sconvolgimento nella sanità in Trentino, dopo il caso della ginecologa scomparsa