San Leonardo a Chiaia. L’isolotto che non c’è più. La costa partenopea è molto frastagliata, ma una volta lo era ancor più, prima dei cambiamenti subiti nel corso dei secoli. Scogli di tufo si alternavano a spiagge e spiaggette, e a poca distanza dalla riva c’erano alcuni isolotti.
Gli isolotti di Napoli
Il più famoso è quello di Megaride ( dove sorge Castel dell’Ovo) che oggi è collegato a S.Lucia da un pontile. Famoso è anche quello della Gaiola, in realtà costituito da due isolotti uniti da un ponticello.
Molto meno riconoscibile è invece quello del Lazzaretto, tra Nisida e la costa di Coroglio, completamente trasformato perché inglobato nel pontile che collega l’isola con la terraferma.
E ancora altri due isolotti (in realtà poco più di due scogli) anch’essi ormai irriconoscibili perché inglobati nelle strutture portuali attuali. Uno al tempo dei Borboni usato come base del Faro di san Vincenzo sull’omonimo molo. Un altro anch’esso usato come piedistallo per la costruzione della cosiddetta Lanterna del Molo nel XV secolo (andata distrutta)
L’isolotto di San Leonardo a Chiaia
Ma ce n’era anche un altro dove oggi si trova la Rotonda Diaz. Chi lo immaginerebbe? Facciamo un salto indietro nei secoli e arriviamo al 1028. Leonardo d’Orio, mercante castigliano che doveva approdare nel porto di Napoli con la sua nave carica di merce , fu sorpreso al largo del Golfo da un’improvvisa tempesta.
Pertanto decise di riparare in una piccola insenatura, di solito usata dai pescatori, lungo la spiaggia di Chiaia, riparata dai venti per la presenza appunto di un piatto e sabbioso isolotto. Per riconoscenza al Santo che portava il suo nome di battesimo decise di finanziare la costruzione di una chiesetta chiamata appunto di S.Leonardo (“ in insula maris”)
La storia dell’isolotto
San Leonardo era patrono dei naufraghi ma anche dei carcerati, dei prigionieri. Col tempo dunque molti di questi iniziarono a nascondersi sull’isolotto che acquistò ben presto una cattiva reputazione.
A nulla valse la presenza prima di monaci basiliani e poi nel XVI secolo delle suore dei SS. Pietro e Sebastiano. Che oltre a restaurare la chiesetta ridotta in pessime condizioni, fecero abbattere le casupole diroccate equivoche limitrofe , facendo costruire un piccolo monastero per alcuni frati domenicani
Nuovamente nel corso del XVII secolo l’isolotto decadde e vi si insediarono ladri, truffatori e contrabbandieri.
Da un disegno di B. Stopendael risalente al 1663 possiamo farci un’idea di come fosse. All’isolotto si accedeva prima oltrepassando una specie di arco-garitta e poi, attraversato un pontile di legno si arrivava alla chiesa. Che aveva un campanile sul lato sinistro della facciata rivolta alla terraferma, mentre l’abside affacciava sul mare. Altro non sappiamo: nè come fosse la facciata e nulla dell’interno.
Il destino dell’Isolotto di San Leonardo
San Leonardo a Chiaia. L’isolotto che non c’è più. Nel 1780 Ferdinando di Borbone ,causa il progressivo insabbiamento, decise di ampliare la Villa reale ed il lungomare. La chiesetta fu abbattuta e quanto restava dell’isolotto trasformato in una terrazza semicircolare (Loggetta della Villa Reale) che successivamente sul finire dell’Ottocento sarebbe diventata l’attuale Rotonda Diaz.
L’isolotto, citato anche da Benedetto Croce nei suoi scritti (1892) fu anche al centro di leggende. Si diceva ad esempio che nelle notti di luna piena, vi si aggirava il fantasma di un uomo senza testa. Un’altra leggenda parlava invece di un tesoro nascosto da ladri e mai più dissotterrato .
Leggende legate certamente alla fama sinistra che lo caratterizzava e che probabilmente contribuirono alla sua distruzione. Ma ormai di questo scoglio non restano che le immagini d’epoca. Dei suoi misteri, più nulla. Solo qualche lontana eco giunge alle orecchie di chi,appassionato di storia napoletana, passeggiando sulla Rotonda Diaz, lascia correre liberamente la propria fantasia. Immaginando, a differenza di Edoardo Bennato che cantava dell’isola che non c’è, come fosse l’isolotto che non c’è più.