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Salario minimo: tra dubbi e discussioni

Il salario minimo è un argomento al centro dell’attenzione da molto tempo; se ne sente parlare spesso e ogni giorno gli esponenti dei diversi partiti politici al Governo, ne dibattono dopo la pausa estiva. 

Si tratta di una proposta congiunta per introdurre la misura a 9 euro l’ora, ma non solo, tra le componenti anche la tutela per i lavoratori autonomi.

Come si evince anche dal portale delle documentazioni parlamentari della Camera dei deputati, il salario minimo può essere stabilito per legge dalla contrattazione collettiva nazionaleo dalla combinazione della fonte normativa con la contrattazione collettiva

Secondo le forze politiche di minoranza, che già in passato avevano provato ad introdurre tale proposta di legge, il salario minimo rappresenta una misura di garanzia per tutti i lavoratori, al momento poco tutelati in Italia.

Senza usare parole troppo complicate, si può affermare che il salario minimo rappresenta la retribuzione minima appunto che dovrebbe essere assicurata ai lavoratori dipendenti, tenendo conto delle ore di lavoro svolto in un dato lasso di tempo. Una misura economica importante per contrastare la povertà, sempre più diffusa nel nostro Paese, in modo da garantire una retribuzione proporzionata e dunque adeguata al lavoro. 

Ricordiamo che in Italia i lavoratori in difficoltà sono 4 milioni e quindi misure economiche come quella di cui si dibatte nelle ultime settimane, sono fondamentali.

Secondo quanto affermato da alcuni esponenti del Movimento cinque stelle, che sin dall’inizio si batte per approvare tale legge, il salario minimo legale, che esiste già in 22 Paesi europei su 27, rappresenta una delle battaglie più rappresentative (non solo per il movimento stesso, che ne ha sempre fatto un cardine) e se approvato rafforzerebbe la contrattazione collettiva: secondo l’Istat, farebbe aumentare di 804 euro in media le retribuzioni di 3,6 milioni di lavoratrici e lavoratori.

Quella relativa all’approvazione del salario minimo è una questione congestionata sin dal momento della proposta, avvenuta nel 2018, a causa dei disaccordi tra le forze politiche che nel corso degli anni si sono susseguite.

Le problematiche economiche che interessano l’Italia, in particolar modo dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza, l’aumento sproporzionato dell’inflazione, ha fatto sì che la proposta di legge fosse nuovamente presa in esame dall’attuale esecutivo, sin da sempre contrario.

 

Immagine in evidenza: altroconsumo