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Saint-Exupéry pubblica Il piccolo principe

Il piccolo principe è uno dei libri più conosciuti a livello internazionale, una storia inaspettatamente profonda che commuove grandi e piccoli. L’opera è stata pubblicata il 6 aprile 1943 a New-York da Antoine de Saint-Exupéry, scrittore, aviatore e giornalista francese. L’autore ha sempre avuto un forte legame con il mondo dell’infanzia, infatti, uno dei suoi rammarichi più grandi è stato proprio l’essere cresciuto (“C’è una cosa che mi rattristerà sempre, ed è di essere diventato grande”): questa l’ispirazione principale che ha permesso la scrittura de Il piccolo principe, la nostalgia di un’infanzia felice nonostante la perdita prematura del padre.

La vita di Saint-Exupéry rimane sempre sullo sfondo della sua opera, impreziosendola e rinsaldando il legame che l’autore ha stabilito con essa: è un libro di educazione sentimentale, nostalgia e di profonda rivalutazione di molti valori come l’amore e l’amicizia attraverso gli occhi “ingenui” di un bambino.

Un evento che nello specifico ha ispirato l’opera è l’incidente aereo nel deserto del Sahara avvenuto il 30 dicembre 1935, a cui sopravvissero sia Saint-Exupéry che il meccanico Prevot. Fu certamente un’esperienza traumatica per l’autore che rimase per tre giorni nel deserto prima che fosse ritrovato da dei beduini e condotto a Il Cairo. Stesso Saint-Exupéry racconterà la vicenda sul giornale L’Intransigeant, oltre che in un capitolo del suo libro Terres des hommes.

L’essenziale: la poetica de Il piccolo principe

È ormai noto che Il piccolo principe sia uno di quei libri che vanno riletti più e più volte nel corso della vita: ogni rilettura rivela nuovi significati profondi e quello che sembra un semplice libro per bambini è in realtà un racconto filosofico che nella sua semplicità affronta molte tematiche che forse, come suggerisce l’opera stessa, solo apparentemente sono complesse.

La tematica principale affrontata è sicuramente il rapporto tra mondo degli adulti e mondo dei bambini: si è abituati a pensare che i bambini siano ancora  troppo immaturi per comprendere il mondo e le dinamiche degli adulti e che la verità, che sia sull’amore, sull’amicizia, sulla vita o sulla felicità stessa, sia qualcosa di inarrivabile, di indicibile e complesso, verso cui ci si affanna con mille scuole di pensiero. Saint-Exupéry ribalta questa concezione: sono i bambini a detenere la verità, conoscenza a cui arrivano in modo naturale, attraverso la loro innocenza e il rifiuto delle contraddizioni. Ne “Il piccolo principe” sono gli adulti che non comprendono il bambino, mai il contrario. Il bambino non è mai geloso della sua conoscenza, anzi, desidera essere capito dall’adulto che ormai ha dimenticato la propria infanzia.

Punto di congiunzione tra questi due mondi così diversi è la figura dell’aviatore che è un ovvio rimando all’autore stesso: l’aviatore è un adulto che non ha mai rinunciato al proprio essere bambino ed è proprio per questo che riesce a comprendere il messaggio del piccolo principe, simbolo dell’infanzia stessa. L’aviatore è il narratore stesso che si rivolge direttamente ai bambini e indirettamente agli adulti come a dimostrare loro che il “peccato” dell’essere cresciuti può essere perdonato solo se non mettono da parte il proprio bambino interiore.

Gli adulti e le loro debolezze

Gli adulti che il piccolo principe incontra nel corso del racconto sono diversi. Durante le visite ai vari pianeti, Saint-Exupéry sostituisce il suo tono fiabesco e filosofico con uno più marcatamente satirico; così attraverso dei fantocci, delle maschere, l’autore ironizza sulle insensatezze del mondo adulto (“Sono ben strani i grandi, si disse il piccolo principe durante il viaggio”). Ognuna di queste figure grottesche rappresenta un aspetto specifico del mondo degli adulti. C’è il re che rappresenta il desiderio di potere, di essere ubbiditi infatti per i re “tutti gli uomini sono sudditi”; il vanitoso rappresenta il desiderio di essere ammirati, una gloria vuota che serve solo a nutrire il proprio ego; l’ubriacone simboleggia invece quel malessere complesso che ha come unico fine sé stesso, da cui è possibile fuggire solo attraverso il vizio. L’uomo d’affari e il geografo rappresentano forse gli aspetti più contraddittori del crescere: il legarsi al possesso nudo e crudo, senza l’apprezzare ciò che si ha e la conoscenza sterile degli studiosi che non toccano mai con mano ciò di cui si occupano. L’unico adulto, a parte l’aviatore, che si salva dall’aspra critica del narratore è il lampionaio. Egli incarna il lavoratore asfissiato dal proprio impegno che non riesce a godere delle gioie della vita proprio per la grande stanchezza che lo accompagna sempre (“ciò che desidero soprattutto nella vita è dormire”).

La semplice verità della storia

In cosa consiste la semplice verità del piccolo principe? La vita ha aspetti spettacolari che troppo spesso dimentichiamo di apprezzare.

Sulla terra abbiamo mille rose di cui potremmo prenderci cura, acqua per dissetarci quando tutto ciò che ci circonda è il deserto.

L’uomo ha a propria disposizione il rapporto con l’altro, rapporto che non sempre è sereno: il libro non lo nasconde affatto. La rosa è narcisista e non rivela il suo affetto al piccolo principe e questo è il motivo per cui questi fugge e la lascia da sola sull’asteroide B612; l’amicizia con la volpe trova il suo epilogo in un addio, perché non sempre i rapporti durano per sempre e ognuno deve seguire la propria strada, ma il grande insegnamento del piccolo principe è che ciò non basta a renderli meno belli. Lui ritornerà dalla sua rosa per prendersene cura, ricorderà l’aviatore guardando le stelle del cielo che per gli altri sono silenziose, mentre per lui risuoneranno dell’acqua che l’aviatore gli ha offerto. Per quanto riguarda la volpe non sarà mai dimenticata: nel cuore del piccolo principe lei sarà per sempre unica in mezzo alle altre centomila volpi perché solo il tempo e la cura danno importanza ai rapporti che coltiviamo: “l’essenziale è invisibile agli occhi”.