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Rosario Campese si racconta al XXI secolo

Eclettico, brillante, innamorato del suo lavoro, Rosario Campese è un artista a 360°. Raggiunto al telefono ha accettato di concederci un intervista per raccontarci della sua arte, delle sue passioni e di come sta vivendo questo periodo di blocco forzato che, la moda, il teatro, lo spettacolo in generale sta vivendo.

Racconta di se, Rosario Campese, della sua vita eclettica, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e appassionante, ancora oggi si chiede cosa farà da grande, ma in tutto ciò che fa mette tutto il suo cuore e la sua anima ed è questo il segreto del suo successo.

Chi è oggi Rosario Campese?

«Un ballerino approdato nel mondo dello spettacolo, che oggi è un regista e coreografo di eventi di alta moda, anche se attualmente in attesa di lavoro a causa della quarantena.»

Cosa vuol dire essere un regista di eventi di alta moda?

« Vuol dire cogliere un momento, realizzare un qualcosa che  altri non riescono a vedere, attraverso degli strumenti personali, per me il più importante di questi strumenti è la musica che mi aiuta moltissimo nel mondo delle organizzazioni che siano della moda, che siano di spettacolo o di altro, la musica è fondamentale per me.»

L’utilizzo della musica come strumento fondamentale nel tuo lavoro è dovuto al tuo passato da ballerino?

«Certo, perché venendo dal mondo della danza , ho studiato per 12 anni nelle varie scuole di danza e sono diventato un ballerino,  studiavo in maniera quasi maniacale. La disciplina della danza, poi è stata fondamentale per me, per poter dirigere al meglio la regia nell’età in cui ho fatto la scelta di diventare regista e coreografo di moda e di conseguenza alla base di tutto il mio lavoro c’è lo studio della danza.»

L’ultimo evento che hai organizzato?

«È  stato un paio di anni fa, per una grande casa di moda di abiti da sposa, ed è stato un ennesimo grande trionfo. Una cosa fantastica, fatta molto bene, per cui ho avuto recensioni molto lusinghiere da parte di diverse testate. Ti racconto com’è andata, mi chiamano i proprietari di una nota casa di moda, perché e mi chiedono di realizzare un loro desiderio per la realizzazione di un loro evento. Si trattava di realizzare su una scenografia rappresentante l’interno de palchi del San Carlo, con lampadari di cristallo, qualcosa veramente di unico, un evento di danza e moda sulle note del lago dei cigni. Quando ho visto di cosa si trattava mi sono sentito nel mio e ho accettato. »

Cosa pensi della possibilità di riaprire facendo indossare a ballerini, attori , ma agli artisti più in generale la mascherina durante gli spettacoli?

«Non si può, non ha senso. Non è possibile realizzare interpretazioni o lavori di teatro, di cinema o di moda a distanza. È praticamente impossibile. È togliere l’anima a qualsiasi forma di spettacolo, è impossibile, chi dice che si può fare, devo dire, che ha una grave mancanza di preparazione in merito.»

Questo però penalizza ulteriormente il vostro settore, già da mesi in pausa..

«Penalizza ulteriormente l’artista vero, non penalizza chi senza scrupoli fa determinate cose. Togliere ad una scena d’amore un bacio, anche se simulato, che richiede una avvicinamento è impossibile…bisognerebbe totalmente cambiare il mondo.»

Nell’ambito della moda, che tipo di aiuti avete ricevuto durante il blocco?

« Siamo messi male, praticamente zero totale, perché chi appartiene a questo mondo è considerato ricco, un papavero, o si è considerati imbroglioni  e cialtroni. Questo favorisce un mondo, come sempre, sommerso, di gentaglia. Se tu pensi che molti artisti nel campo di teatro, cinema, danza, non hanno voce, perché non sono arroganti e non sanno difendersi. Io non mi so difendere, davanti ad una persona scorretta, che urla, non so come difendermi e mi penalizzo. Naturalmente non ho preso nulla, ho fatto la domanda  per le partite iva e mi è stato chiesto a quale cassa previdenziale fossi iscritto, poi mi è stato detto che non avevo fatto versamenti, ovviamente, rispondo io se non ho lavorato o ho fatto al massimo  due lavori, perché ormai vengono preferite persone che non chiedono il mio cachet, perché io mi contorno di professionisti per lavorare e naturalmente, mio piacere o mio malgrado, sono costretto a pagare, mentre invece molta gente lavora con un meccanismo allucinante … in cambio di visibilità si fa un lavoro senza essere pagato. Allora vai a cadere nell’umiliazione.

In tutto questo, non vengono date certezze, anzi se anche vai a chiedere non ricevi risposte, non importa a nessuno.»

Credi quindi che questo periodo di emergenza non abbia migliorato le persone, ma peggiorato?

«Mio malgrado credo che abbia peggiorato la gente, l’ha incattivita e ha messo ancora più in evidenza il motto chi più ne ha più ne metta o può fare solo chi può , perché conta economicamente, è il mondo che va così…»

Cambiando argomento, che ne pensa Rosario Campese dell’alta moda di oggi rispetto all’alta moda di prima?

«Per poterti rispondere devo risalire agli anni dell’alta moda italiana, di Ferrè, di Armani, Dolce e Gabbana, Versace, che poi quest’ultimo è morto quindi già questo nome andrebbe eliminato dalla moda di oggi, come lo stesso Ferrè e i grandi francesi che non ci sono più … rimane quel marchio indelebile che ti porti per tutta la vita, perché quei capi che hanno disegnato questi grandi artisti sono diventati icone, ma ahimè quello che l’alta moda di allora aveva realizzato oggi non c’è, tranne qualche piccolo nomignolo. Non ha nulla a che vedere con questi stilisti che hanno fatto grande l’Italia dall’epoca d’oro ai giorni nostri. Ancora oggi se si parla di alta moda bisogna fare sempre i nomi di coloro che sono deceduti o che hanno 80 anni come Valentino e company, Cavalli che è un po’ più moderno è comunque anziano. Io ho collaborato con la maison della Biagiotti, che ha creato cose di una bellezza unica, ma anche con altri nomi grossi dell’alta moda…Questo per dire che è un po’ difficoltoso paragonare l’alta moda di oggi con quella di allora è come paragonare Enzo Biangi ad un giovane giornalista»

Molti dicono che l’alta moda è superata a favore di quello che in gergo viene definito pronto moda, questi capi più economici, di qualità più bassa , accessibili a tutti, cosa ne pensa di questa affermazione Rosario Campese ?

«Questa moda di dubbia qualità , di dubbia bellezza, di dubbio contenuto… cosa ne posso pensare, hanno rovinato quello che era uno stile di moda. L’alta moda rimane sempre quella ed è impossibile poterla cancellare e torna di gran moda oggi perché nessuno è stato in grado di superarla. Questa moda attuale, accessibile a tutti non è una moda, è una cosa copiata da una grande casa di moda a cui è stata apportata una piccola modifica, in modo che la copia non sia proprio palese. Ecco perché, molte volte, nelle sfilate di alta moda, si notano capi di abbigliamento immettibili, improbabili e non indossabili. La  vera collezione non è quella. Il mio lavoro è realizzare un evento, in cui non modifichi i personaggi  che vanno in passerella, con una particolare acconciatura di capelli, con un trucco singolare in modo che l’abito si veda e non si veda e nessuno lo possa copiare.»

Non credi che abbassando  un po’ il prezzo di questi capi di alta moda, non ci sarebbe bisogno di copiarla?

«Ti rispondo ancora prima che tu finisca la domanda, se così fosse non esisterebbe l’alta moda.. L’alta moda è il bello, è il lusso e il lusso costa. La possibilità di avere il capo dello stilista firmato la si ha, ma non lo si sa. I grandi stilisti firmano per una serie di capi che si chiamano Prêt-à-porter per alcune ditte e  quindi questi capi hanno un prezzo abbordabile.»

Pensi che il voler dare un titolo, una laurea per ogni settore abbia un po’ penalizzato la qualità rispetto a quando si imparava sul campo? Oggi esiste una laurea per diventare  fashion designer, ma le sorelle Fontana, per fare un esempio, non avevano certo la laurea pur avendo fatto la storia…

«Ho capito cosa intendi, non avevano la laurea neanche la Biagiotti, Armani e Versace , ma hanno fatto ugualmente la storia, così come tanti altri grandi nomi, questa cosa di aver creato un titolo è un pò forzata secondo me. Studiano molto a fondo la storia della moda … studi che io ho fatto per conto mio. Ho voluto conoscere chi era il primo stilista della storia al mondo, ho voluto conoscere come è nata la moda in Italia, ho voluto conoscere chi erano i pionieri …»

Tornando a te, hai detto che la moda è solo una piccola parte della tua carriera, chi è stato prima di questo Rosario Campese?

«Ho lavorato come attore, ho lavorato come ballerino, ho lavorato come coreografo, ho rappresentato l’Italia all’estero con un gruppo folkloristico “I Masaniello” , all’epoca con me c’erano Marisa Laurito e Lina Sastri, ho affiancato in rai questi nomi, ho lavorato per la televisione con questo gruppo folkloristico in trasmissioni come domenica in.   Ho avuto la fortuna di fare cinema prima con la signora Lina Wertmuller, mia grande amica, ho fatto  delle scene bellissime con il suo film “Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti”. Ho fatto la  Carmen in mondo visione al San Carlo, nel tempio della lirica e li ero co-protagonista con artisti che facevano spavento al mondo. Ho fatto poi televisione con Raffaella Carrà e altri nomi incredibili, per questo mi definisco un artista a 360°.

Sono amico della figlia di Totò, ero amico di Marta Marzotto, personaggi che mi hanno aiutato molto a conoscere dei mondi a me molto sconosciuti e delle realtà straordinarie. Ovviamente non elenco tutto questo sui social, ho messo una mia piccola biografia è stata una vita bella e piena di soddisfazioni che ho riassunto con dei versi di PierPaolo Pasolini.»

Rosario Campese resta però una persona modesta…

«A cosa servirebbe vantarmi, se nella vita hai avuto l’ opportunità di incontrare Sofia Loren e ci hai lavorato insieme, se hai avuto l’opportunità di essere filmato da un regista come Luc Besson, se sei stato preso in considerazione da uno che si chiama Federico Fellini, tutto questo a chi lo vado a raccontare? E  per che cosa?

Mi piace raccontarmi a chi ha il piacere di ascoltare, per il resto non amo vantarmi.»