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Rodolfo Valentino: la scomparsa risale al 23 agosto 1926

Rodolfo Valentino muore il 23 agosto 1926. Oggi ricordiamo uno dei sex symbol italiani più eclettici ed influenti del mondo del cinema.

Rodolfo Valentino fu uno dei più grandi divi del cinema muto della sua epoca, noto anche per esser stato il sex symbol di quegli anni, tanto che gli fu dato l’appellativo di “Latin Lover“.  Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi, tra cui Charlie Chaplin.

Di una bellezza considerata straordinaria, Rodolfo Valentino era dotato di un fascino magnetico e ambiguo che ne faceva un latin lover e un tombeur de femme quanto mai moderno e differente dai modelli – un po’ stereotipati e per certi versi datati – di un Casanova o di un Don Giovanni; sotto questo aspetto fu anche uno dei primi sex symbol, se non addirittura un vero e proprio oggetto del desiderio, destinato al culto di massa.

Questo suo fascino – oltre che gli indubbi meriti di attore, in un’epoca in cui il cinema muoveva ancora tutto sommato i primi passi – lo consegnerà alla leggenda.

Dopo la sua adolescenza a Taranto, decise di partire per Parigi, per inseguire la sua passione per la danza. Ma fu costretto a chiedere aiuto economico alla sua famiglia poiché i costi per gli studi accademici di ballo erano troppo costosi.

Ma la danza non fu la sua unica e vera vocazione. Ritornato a Taranto, decise di partire per l’America per avverare il suo sogno. Ad aumentare il fascino dell’America su Rodolfo contribuirono anche i racconti dei successi del musicista tarantino Domenico Savino che, anni addietro, era partito per l’America. I Guglielmi conoscevano bene la famiglia Savino e la sorella di Domenico talvolta raccontava a Rodolfo della fama del fratello.

Nel 1913 si imbarcò sul mercantile ”Cleveland” e raggiunse New York il 23 dicembre dello stesso anno. Nuovamente Rodolfo rimase in breve tempo al verde e quindi iniziò ad intraprendere mestieri di fortuna, come il cameriere e il giardiniere. Grazie all’amico Domenico Savino, che gli regalò un tight, si presentò al Night-Club Maxim, dove riuscì a fare una buona impressione e venne immediatamente assunto come taxi dancer (partner a pagamento per balli di coppia).

Con le mance cospicue ricevute dalle signore riuscì a superare il periodo di crisi economica nel quale era incappato. Nel frattempo ebbe dapprima una relazione con la nota ballerina Bonnie Glass, che si era appena separata dal compagno Clifton Webb. Da questa relazione Rodolfo ebbe anche vantaggi economici, poiché fu ingaggiato dalla stessa per 50 dollari alla settimana.

In seguito Valentino fece coppia con un’altra ballerina, Joan Sawyer, con la quale lavorò per sei mesi. Valentino, dopo queste esperienze, si trasferì sulla costa occidentale degli Stati Uniti, a San Francisco, dove venne ingaggiato da una compagnia teatrale di operetta. Qui incontrò Norman Kerry, vecchia conoscenza newyorkese che lo convinse a trasferirsi a Hollywood.

Qui girò una serie di film di secondo piano da comparsa, prima di interpretare I quattro cavalieri dell’Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921), il film che gli diede il successo a lungo sognato. Al successo arrivò anche e soprattutto grazie alla sua bellezza e al magnetismo che la sua figura sprigionava; fu forse uno dei primi sex symbol maschili portati alla ribalta dal cinema.

Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte. La sua stella era però destinata a non durare a lungo: si spense infatti all’età di trentuno anni al Polyclinic Hospital di New York, dov’era stato ricoverato per un malore dovuto ad un’ulcera gastrica, di cui soffriva da tempo, e ad un’infiammazione dell’appendice.

Colpito da un attacco di peritonite e sottoposto ad intervento chirurgico, tutto si rivelò inutile e alle 12:10 del 23 agosto 1926 Valentino morì. Il suo ultimo film, Il figlio dello sceicco, uscì postumo. All’epoca venne messa in giro la voce che fosse morto avvelenato dal fosforo versato nella sua coppa di champagne da un rivale o una donna gelosa.