Ancora guai per l’attaccante Robinho, giocatore di proprietà del club rossonero ma che attualmente gioca in prestito nella squadra brasiliana del Santos, indagato dalla procura di Milano per stupro di gruppo. Una presunta violenza sessuale che il calciatore, assieme a due amici, avrebbe consumato ai danni di una ragazza brasiliana nel retro di un ristorante milanese.

La vittima, all’epoca diciottenne, avrebbe conosciuto Robinho in un ristorante di Milano, dove lui era a cena con moglie e amici. L’avvenente ragazza, anche lei lì con alcune sue amiche, avrebbe attirato l’attenzione del calciatore, all’epoca giocatore del Milan, e degli amici, con sguardi ammiccanti. Uno di questi si sarebbe così messo d’accordo con le ragazze di aspettare che il calciatore rossonero avesse accompagnato a casa la sua consorte per poi trascorrere assieme il resto della serata. Detto fatto, tornato al ristorante (Robinho) le due compagnie si sarebbero unite e avrebbero iniziato a bere qualche bicchiere d’alcol di troppo insieme. Con il passare delle ore tutte le amiche della diciottenne avrebbero poi lasciato il locale in totale serenità e Robinho con i suoi due amici sarebbero rimasti da soli assieme all’avvenente e giovane ragazza brasiliana. A questo punto i quattro si sarebbero appartati nel retro del locale e qui la situazione, complice forse anche l’alcol, sarebbe degenerata e i tre avrebbero abusato sessualmente di lei.
Un racconto che tuttavia desta più di un sospetto negli inquirenti, sopratutto perchè la denuncia della ragazza è stata fatta solo sei mesi dopo l’accaduto, quindi non si esclude l’ipotesi che la giovane brasiliana abbia esagerato nel racconto per poter monetizzarci sopra, puntando anche sul fatto che il calciatore Robinho già ai tempi di quando giocava nel Manchester City fu arrestato per stupro, rilasciato poi su cauzione. Una violenza che il calciatore ha sempre negato, era il 2009.
Tornando ad oggi, l’arresto chiesto al gip Alessandra Simion è stato negato, in quanto ora Robinho trovandosi in Brasile non può inquinare le prove e in più non ha precedenti penali.