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Ripensare la Buona Scuola, ci pensano i docenti

Con 316 voti favorevoli, 137 contrari e un astenuto, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sulla riforma della scuola. Incassato il via libera della Camera, il provvedimento passa alla discussione in Senato, dove sarà ancora possibile qualche modifica, si spera. Ottiene il consenso dei deputati il criticato articolo 9 sui “presidi sceriffi“, bocciata invece la possibilità di finanziamento delle scuole pubbliche e paritarie attraverso il 5 per mille.

Il testo del ddl approvato mercoledì 20 maggio è in parte diverso rispetto a quello presentato alla Camera lo scorso 27 marzo. Nel pomeriggio di martedì l’assemblea dei deputati ha dato parere favorevole all’emendamento relativo al 5 per mille, stralciando l’articolo 17 al disegno di legge conosciuto come la Buona Scuola. Abolito dalla riforma scolastica, il meccanismo del 5 per mille potrebbe tornare a far capolino in un nuovo provvedimento legislativo, più incentrato su norme di carattere fiscale. L’idea, ha ribadito il Ministro Giannini, non viene accantonata perché ritenuta dal governo uno strumento valido e produttivo. Passa invece all’esame del Senato, dopo l’approvazione a Montecitorio, il sistema definito school bonus, vale a dire la norma che permetterebbe un credito di imposta pari al 65% per il 2015 ed il 2016 e al 50% per il 2017 per tutti coloro che vorranno destinare fondi a vantaggio del potenziamento, della manutenzione o della realizzazione ex novo degli istituti scolastici statali o privati. La misura ha trovato il sostegno della maggioranza e di Forza Italia, si sono opposti il Movimento 5 stelle e la minoranza del Pd. La Buona Scuola che approda al vaglio dei senatori comprende anche la proposta di stanziamento di 500 euro per le attività culturali e l’aggiornamento dei docenti.

Piano assunzioni. Il testo del ddl votato alla Camera promette l’assunzione a tempo indeterminato per i vincitori del concorso a cattedra del 2012 e per gli insegnanti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Sulla carta il disegno di legge prevede l’immissione in ruolo di 100.000 insegnanti e la fine del precariato. Ma la realtà è assai diversa dalle promesse. I docenti casertani, disegno di legge alla mano, hanno emendato alcuni articoli della Buona Scuola, indicando le modifiche da apportare. Una delle sezioni più criticate dagli insegnati è proprio quella relativa alle graduatorie ad esaurimento. L’articolo 8 comma 10 recita infatti: “il comma prevede la perdita di efficacia di tutte le graduatorie di merito e ad esaurimento per i gradi di istruzione della scuola primaria e secondaria“. Inoltre, dalla data di entrata in vigore della legge, è prevista dallo stesso comma “la perdita di efficacia di tutte le graduatorie dei concorsi banditi prima del 2012 per il reclutamento del personale docente di ogni ordine e grado“. Il comma 11 però specifica:”la prima fascia delle graduatorie di circolo e di istituto continua ad essere efficace fino all’anno scolastico 2016/2017 incluso, per i soli soggetti già iscritti alla data di entrata in vigore della legge, non assunti a seguito del piano straordinario di assunzioni”. “E poi?-commentano giustamente gli insegnati- come faranno questi docenti a mangiare?“. Il governo sceglie così la soluzione più rapida e anche la più radicale. “Un bel modo per risolvere il problema del precariato: eliminare fisicamente i precari“, è la risposta caustica dei docenti. Incerto, per non dire fosco o tetro il futuro di tutti quei lavoratori che hanno investito tempo e denaro nella scuola e che avrebbero enormi problemi a inserirsi nuovamente nel mercato del lavoro.

Altri punti contestati nella sezione dedicata alle assunzioni e assegnazioni, i criteri sui quali il DS attribuisce gli incarichi di docenza. Non piace in particolare il criterio in base al quale il docente di ruolo venga utilizzato in classi di concorso diverse da quelle per le quali possiede l’abilitazione. “È la professionalità dove va a finire?– si chiedono gli insegnanti- a cosa sono servite le varie SICSI, TFA e PAS che avrebbero dovuto abilitare all’insegnamento?“. Secondo il Ministro Giannini, i non idonei che rientrano nella II e III fascia non possono essere assunti. Stando così le cose, per il governo, replicano gli insegnanti: “è idoneo uno che per 10 o 20 anni ha insegnato una disciplina e ora viene chiamato per insegnarne un’altra“. Come commentare poi i 500 euro di spesa per la formazione del docente? Un contentino, non bastevole a pagare secondo gli stessi insegnanti neanche mezzo corso di aggiornamento.

 I Supplenti. Una situazione ingestibile sia dal punto di vista logistico che burocratico si prospetta per coloro che rientrano nell’organico dell’autonomia, altro modo di riferirsi ai supplenti. L’articolo 6 comma 3 del ddl stabilisce che “i posti dell’organico dell’autonomia sono coperti con il personale iscritto negli albi territoriali al quale il Dirigente Scolastico propone l’incarico“. Tale personale, decreta l’articolo 6: “è tenuto ad assicurare la copertura delle supplenze temporanee fino a 10 giorni”. Cosa significa? L’espressione “è tenuto” fa pensare che il supplente, chiamato dal DS, non possa rifiutare l’incarico, così verrebbe a crearsi il caso di docenti costretti a spostarsi per chilometri e chilometri pur coprire le ore di insegnamento. Qualora questo si rivelasse impossibile, un insegnante, come suggeriscono i commenti al ddl, dovrebbe dotarsi del dono dell’ubiquità.

Alternanza scuola lavoro. Facendo un semplice calcolo, i docenti hanno stimato una media di 13 ore al giorno di lavoro non pagato per gli studenti chiamati a svolgere lo stage di 400 ore previsto dal ddl, ammettiamo, nel mese di luglio. Nel caso il ragazzo o la ragazza abbiano avuto il debito, avrebbero come unica chance quella di studiare di notte dopo il lavoro. “Un popolo di schiavi“, è l’osservazione degli insegnanti sul caos dei tirocini previsto dalla Buona Scuola. Per non parlare del problema sollevato dalla pubblicazione on line sul Portale unico dei dati della scuola dei curriculum degli studenti. “Ma non stiamo parlando di minorenni, e la privacy?”, la domanda sorge quasi spontanea, ma forse Renzi non ha pensato neanche a questo.

Autonomia e offerta formativa. Troppi gli strafalcioni, riflettono gli insegnanti. Uno su tutti: il piano triennale dell’offerta formativa degli istituti scolastici viene comunicato al Ministero dell’Istruzione, che verifica, stando all’articolo 2, il rispetto degli obbiettivi, conferma le risorse da destinare e il numero di posti dell’organico. “Ma come fa il Ministero a valutare la bontà dei piani senza conoscere il contesto territoriale- pensano i docenti -e ancora, perché a febbraio? Da settembre a fino all’approvazione del piano cosa fa la scuola? Il DS nomina i docenti e se poi non ottiene l’approvazione, cosa fa? Manda delle scuse?

Esclusa la possibilità di blocco degli scrutini, le proteste degli insegnanti non si fermano. I sindacati Unicobas, Cobas e Usb, dopo le mobilitazioni dei giorni scorsi, hanno avanzato la richiesta di altre due giornate di sciopero, dopo la chiusura e dell’anno scolastico. Unica via per bloccare l’iter del ddl sembra quella di un referendum abrogativo. A tale scopo il comitato degli insegnanti casertani sta organizzando un incontro la settimana prossima con il deputato del M5S Luigi Gallo.

Le proteste del 19 maggio a Caserta:

 

Erminia Voccia
Erminia Vocciahttps://www.21secolo.news
Ha conseguito la laurea magistrale in “Relazioni Internazionali” presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, si interessa di politica mondiale e di temi legati al rispetto dei diritti umani. Ama leggere, viaggiare e conoscere culture diverse. Crede nell’ informazione come servizio per un mondo meno distratto e più consapevole.