Il grande direttore d’orchestra napoletano, Riccardo Muti, torna a dirigere gli strumenti dopo questa fase di chiusura con un concerto “miracolo” al Ravenna Festival.
Alla Rocca di Brancaleone, Riccardo Muti salirà sul palco, domenica 21 giugno alle 21.30, per il concerto che apre la 31esima edizione di Ravenna Festival.
Nel giorno della Festa della Musica e del solstizio d’estate la Rocca è sede di concerti sotto le stelle. Nello stesso luogo in cui Muti inaugurò la prima edizione del Festival nel 1990.
Anche lo stesso Muti si dichiara emozionato, e in un’intervista sottolinea: “Ritorniamo alla Rocca trent’anni dopo: allora nessuno avrebbe immaginato che ci saremmo trovati a fare un concerto che sembra una specie di miracolo”.
A suonare sarà l’Orchestra Giovanile Luigi Cheruini.
“Ravenna si è messa in moto con questi splendidi giovani italiani: con le necessarie, doverose cautele facciamo musica. Diventa un atto quasi spregiudicato, perché si tratta di cultura. Naturalmente i ragazzi saranno distanziati l’uno dall’altro, e questo costituisce un’ulteriore difficoltà e quindi un plauso maggiore per questi giovani” continua Muti.
I musicisti della Cherubini e il soprano Rosa Feola eseguiranno un programma di Skrjabin e Mozart, coronato dalla Sinfonia n.41 ‘Jupiter’. Il concerto, realizzato con il contributo di Eni, è già sold-out; sarà, comunque, in diretta streaming gratuita su ravennafestival.live e trasmesso da Rai Radio 3 in diretta su Euroradio.
Il Festival si aprirà con la consegna della targa del Presidente della Repubblica, riconoscimento a un’edizione unica sotto ogni punto di vista, e dall’annuncio della partecipazione al concerto inaugurale della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del ministro della Cultura Dario Franceschini e del direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay.
Il programma, inoltre, continuerà fino al 30 luglio con oltre 40 appuntamenti, non solo orchestrali.
“Questo concerto vuol dire ritornare alla bellezza, all’armonia, all’educazione, alla musica, alla cultura, che sono il fondamento della nostra patria, del nostro Paese. È quella cultura italiana che ci ha reso famosi nel mondo e verso cui noi, nuove generazioni, abbiamo una profonda responsabilità” afferma il maestro.