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Regno Unito, ecco chi c’è dietro lo scandalo MeToo

Respinge tutte le accuse Philip Green, il facoltoso imprenditore britannico a capo della catena di negozi di abbigliamento Topshop. Cinque sue dipendenti lo avevano accusato di molestie sessuali reiterate e condotte vessatorie.

Di questo scandalo MeToo in versione anglosassone aveva parlato per primo il quotidiano Daily Telegraph, omettendo il nome dell’accusato, dato il ricorso dello stesso Green che chiedeva di restare anonimo. Le dipendenti avevano infatti firmato accordi di riservatezza.

Ora però, grazie ad un privilegio di antiche origini che permette ai membri di entrambe le Camere di dire qualunque cosa tra le mura del Parlamento, l’ex ministro laburista attualmente membro della Camera dei Lord, Peter Hain, ha svelato l’identità del misterioso “imprenditore di successo”, come si era limitato ad indicarlo la testata britannica.

Nel corso di una seduta parlamentare, Hain ha spiegato di essere stato indotto a parlare dalla richiesta giuntagli “da qualcuno intimamente coinvolto nella vicenda di un potente uomo d’affari che sta usando accordi di riservatezza e sostanziose somme di denaro per nascondere la verità su una serie di gravi e ripetute molestie sessuali, insulti razzisti e vessazioni che stanno compulsivamente continuando”. La vicenda, quindi, sarebbe diventata di interesse pubblico.

Nonostante Green si proclami totalmente estraneo a tutto ciò di cui è ritenuto colpevole, il Regno Unito è stato travolto da una vera e propria bufera mediatica: diversi politici ritengono che Green debba essere privato del titolo di cavaliere e di quello di sir concessogli dalla regina. Questo aspetto sembrerebbe aver preso addirittura il sopravvento sulla questione delle molestie.