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Racconti Italiani, un viaggio nella letteratura

Un vero e proprio viaggio alla scoperta delle opere scritte da autori italiani più o meno famosi del ventesimo secolo, da Elio Vittorini a Natalia Ginzburg, ad Antonio Delfini e Fabrizia Ramondino, quello organizzato da Jhumpa Lahiri nella sua opera “Racconti Italiani”.

L’opera, pubblicata da Guanda, delinea un vero e proprio canone letterario personale, che racchiude racconti vari, stilisticamente differenti, in cui un vero e proprio privilegio è riservato a “donne, autori trascurati e meno conosciuti e quelli che hanno interpretato con particolare passione e virtuosismo la forma breve” come racconta l’autrice.

Gli scrittori riuniti nell’opera ammontato a quaranta, in  un’antologia bisogna sempre attuare una scelta, come afferma la Lahiri, Londinese, nata da genitori bengalesi, cresciuta negli Stati Uniti.

Il suo amore per la lingua italiana è chiaramente visibile nella sua carriera.

“Un’antolgia è un’opportunità preziosa per rimettere in circolazione alcune voci. Tra uomini e donne non c’e’ ancora una vera parità anche ai premi, agli incontri letterari, nei giornali. C’e’ ancora l’idea della scrittura al femminile e mi da molto fastidio. Le donne possono raccontare qualsiasi situazione e viceversa. Volevo mescolare tutto, mettere insieme alcuni racconti che parlano del mondo delle donne dal punto di vista maschile come accade ne ‘La modista’ di Antonio Delfini o ne ‘L’altra faccia della luna’ di Alberto Moravia. Questa è la letteratura che può fare qualsiasi cosa. Basta con le etichette. Bisogna ridefinire queste piccole gabbie. Privilegio scrittori come Carlo Levi che hanno combattuto l’idea di etichetta in qualunque tempo o autori che hanno sperimentato altri punti di vista come Alberto Savinio autore di un bellissimo racconto, Bago, sulla vita interiore di un personaggio femminile. O Grazia Deledda che ne ‘La cerbiatta’ scrive di un uomo”, afferma l’autrice.

La Lahiri afferma che con i suoi “Racconti italiani” ha permesso ai lettori del nostro Paese la riscoperta di un genere trascurato.

“Il mondo editoriale chiede sempre romanzi perchè pensano che questo voglia il lettore. Un racconto sembra un’opera minore ma non è vero. E’ sbagliato, però esiste e permane questo pregiudizio. Il racconto è una forma autonoma in qualunque lingua, è slegato dal mercato. Nasce in maniera indipendente. Volevo stuzzicare. Questa antologia è come un vassoio di antipasti, un aperitivo letterario, poi si va a cena. Assaggi, provi tutti questi gusti meravigliosi. Mi sono tuffata in questo mondo. La libertà di camminare senza meta, questa è l’arte. La scrittura è una via libera, fa male pensare sempre all’idea di pubblicare. Non voglio scrivere per scrivere, solo le cose necessarie” afferma la Lahiri, ribadendo di aver già raccolto altro materiale anche per un secondo volume di questa antologia.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II