Da qualche tempo a Vancouver, Canada, sulle panchine vengono montate delle tettoie per permettere ai clochard del luogo di avere un riparo durante la notte. Di tutta risposta in Italia si è deciso di montare dei braccetti di ferro sulle panchine per impedire ai barboni anche semplicemente di stendersi.
Questa triste ‘moda’ del nostro Belpaese ha trovato consensi politici da Nord a Sud. Partita nel marzo del 2014 a Bergamo è giunta poche settimane fa a Napoli. E se nel capoluogo lombardo le proteste dei cittadini hanno spinto il nuovo Sindaco Giorgio Gori a promettere in piena campagna elettorale la loro rimozione, avvenuta soltanto dopo le elezioni, a Napoli, dove le elezioni sono ancora lontane, non sembra esserci nessuna intenzione di rimuovere i braccetti della vergogna, anzi dopo Piazza Carlo III, questi sono stati installati anche all’esterno delle Poste Centrali.
Oltre all’assurda creazione presentata addirittura come opera di riqualificazione della zona, sembra incredibile ma è vero, non si conosce il nome di chi ha ordinato l’installazione di questi ‘maestosi braccetti’. Sui social network sono nati tanti gruppi e movimenti che chiedono l’eliminazione dei braccetti dalle panchine, tra i più attivi c’è Via le panchine della vergogna da Piazza Carlo III, la notizia ha avuto un grosso risalto mediatico ma per ora, nonostante le sollecitazioni e gli appelli al Sindaco Luigi De Magistris, non è arrivata ancora nessuna risposta dalle istituzioni.
Allontanare i clochard dalle piazze più affollate della città non è di certo da considerarsi come un’opera di riqualificazione della zona, ma è più un atto di razzismo e di grande inciviltà. I barboni sono per la maggior parte cittadini italiani caduti in disgrazia a causa di una crisi economica non provocata da loro, ma dalla cattiva gestione del patrimonio economico e culturale di un ex paese ricco come l’Italia. Le istituzioni hanno l’obbligo e il dovere morale di combattere la povertà e non i poveri, cercare di nascondere un problema facendo finta che questo non esiste, non fa altro che dimostrare un elevato grado di ignoranza.