Putin ritira le truppe russe dall’Ucraina. La decisione è arrivata dopo una riunione a porte chiuse, tenutasi questa notte a Mosca, del consiglio di sicurezza sulla situazione di crisi dell’Ucraina. Inoltre il capo del Cremlino ha richiesto alle forze armate ucraine di cessare gli attacchi contro gli attivisti filorussi e a quest’ultimi ha proposto lo slittamento del referendum separatista dell’11 maggio a una data successiva.
Una richiesta che ha suscitato molto clamore a Donetsk, città roccaforte dei separatisti filorussi, questi hanno risposto che “prenderanno in considerazione la proposta del presidente russo” ma prima di decidere se accettarla o meno, la metteranno al voto del ‘consiglio popolare’ dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk.
A quanto pare alla base di queste strategie politiche russe sembra esserci un pre-accordo tra Putin e il capo dell’Osce Didier Burkhalter. Per ora possiamo soltanto dirvi che alla base di questa soluzione del conflitto c’è una road map, cioè nel senso letterario del termine inglese: una tabella di marcia per la pace.Per Burkhalter all’interno della road map, destinata nelle prossime ore ai 4 firmatari degli accordi di Ginevra: Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea, ci saranno tutti i passi per una soluzione della crisi basata sul cessate il fuoco.
Se dalla Russia arrivano segnali di apertura alla pace, dall’altra parte dello schieramento no. Gli USA smentiscono il ritiro delle truppe annunciato da Putin. Un portavoce del Pentagono ha dichiarato all’ABC “non abbiamo visto nessun cambiamento”. Anche il premier ucraino Arseni Iatseniuk non risparmia parole dure, affermando che “Putin vende vento”, il referendum separatista non ha nessuna legittimità e quindi non è possibile rinviare ” ciò che non era previsto”.
In attesa che una lenta diplomazia faccia il suo lavoro, nelle regioni dell’Ucraina dell’Est si continua a combattere e nonostante l’esercito regolare ucraino sia riuscito a conquistare diverse zone nei pressi di Donetsk, a Slavyansk ha subito numerose perdite.