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Napoli. Delitto e castigo!

In occasione dell’ultima partita di campionato disputata allo stadio San Paolo contro il Genoa è andata in onda una delle pagine più brutte del film di questo campionato della squadra di Carlo Ancelotti.

Così come Dostoevskij in Delitto e castigo, il Napoli ha vissuto il delitto a seguito della sciagurata protesta inscenata, con il mancato ritiro. L’ovvio castigo è  scaturito dalla pioggia di fischi dei tifosi all’entrata in campo, che hanno salutato i calciatori partenopei

Premesso che erano davvero molti anni che non si vedeva l Napoli in una posizione così bassa in classifica, messi a questo punto nel cassetto tutti i sogni e le velleità,  chi purtroppo paga il conto, peraltro salato, di una diatriba che sta facendo tanto discutere, rimangono sempre i tifosi, che non hanno accettato le bizze dei calciatori azzurri che sono sembrati semmai capricci di uomini, baciati dalla fortuna, per il talento innato di cui sono in possesso, ma che male hanno saputo spendere tale dono sceso dal cielo. A prescindere di quelli che sono i rapporti con la società, non è piaciuto soprattutto, dopo una settimana di passione, come i giocatori abbiamo approcciato la gara con il Genoa. 90 minuti di anonimato, in un’aria tesa e cupa che naturalmente rimane da imputare esclusivamente a carico dei calciatori. Il clima plumbeo che aleggiava sullo stadio di Fuorigrotta, sembrava viaggiare di pari passo con la pioggia battente che ha sferzato gli atleti in campo, rendendo ancora più penosa la messa in scena di quello che è sembrato un atto conclusivo, quasi pari ad una resa, di quegli uomini che nel corso della settimana così tanto avevano fatto parlare di se, per la forza e la determinazione con la quale si erano opposti e imposti, protestando per quella che ritenevano una punizione ingiusta, inflitta dalla società, senza che ve ne fossero i motivi.

A questo punto una riflessione appare d’obbligo. Premesso che è concesso al datore di lavoro chiedere il rispetto dei contratti e delle regole da esso derivanti, qualunque diatriba o motivo di dissenso, non sarebbe mai dovuto sfociare in un gesto tanto plateale e soprattutto insano, che ha minato l’ambiente tutto sfiduciando innanzitutto gli stessi giocatori, oltre che un allenatore come Carlo Ancelotti, noto per la capacità di gestire rapporti, come quelli evidentemente creatisi all’interno dello spogliatoio e che sono implosi traumatizzando i tifosi, che hanno prodotto quale unico risultato, quello di una scellerata conduzione delle gare, che vedono il Napoli in sofferenza perenne e non vincente negli ultimi quattro turni, facendolo allontanare irrimediabilmente dalla vetta, compromettendo in tal modo il campionato.

Quali a questo punto e di chi siano le responsabilità, poco importa. I tifosi infatti chiedono poco, quantomeno un impegno costante e continuo dei ragazzi, segno tangibile di attaccamento alla maglia e al popolo azzurro, ma che evidentemente dimentichi dell’affetto che li circonda costantemente in ogni occasione, hanno anteposto diatribe personali agli interessi di una città e dei propri sostenitori.

Dagli spalti peraltro bordate di fischi segnano nel modo più civile che esiste il dissenso e soprattutto la distanza che a questo punto hanno preso gli appassionati, nei confronti dei calciator,i che a testa bassa non hanno potuto che incassare le ovvie conseguenze dell’inspiegabile e deleterio gesto.

Mai come nel caso in esame arriva a proposito la sosta di campionato, che ci auguriamo porti a delle riflessioni per  riuscire a far trovare ai contendenti,  un tavolo di intesa e comune accordo, che aldilà delle proprie richieste, salvaguardi soprattutto gli interessi degli spettatori paganti.

Quanto il clima abbia inciso sulle prestazioni  dei giocatori  è risultato evidente anche ai non addetti ai lavori . Non è piaciuto Infatti vedere in campo atleti essere l’ombra di se stessi. Fabian Ruiz, il cui talento risplende in maniera così pura e cristallina, sembra quasi un giocatore qualunque, la maggiore delle critiche che si possa fare ad un calciatore dotato di capacità straordinario come lo spagnolo, imbolsito,  rallentato e incapace di fare la differenza. Lo stesso dicasi per Piotr Zielinski, del quale forse dobbiamo ammettere che non si tratta dello spettro del giocatore che abbiamo immaginato che fosse, ma probabilmente una fotografia più fedele di quelle che sono le reali potenzialità di un ragazzo probabilmente sopravvalutato e dal carattere fragilissimo. Di Callejon, si ricordano più  le volte in cui era al suolo, piuttosto che per le giocate. Imbarazzanti le ultime prestazioni dell’esterno spagnolo,  le cui inutili proteste ad ogni pallone toccato, non fanno altro che alimentare tensini, far perdere il ritmo di gara e tempo alla squadra. Idem per quanto concerne a Hirving Lozano, al quale seppur è concesso il beneficio dell’ultimo arrivato e il debito rodaggio, dovuto ad un giocatore immerso in un campionato totalmente diverso, riteniamo sia però  ora di incominciare a darsi una scossa con giocate più concrete. Dries Mertens, unico della comitiva offensiva, ad avere perlomeno qualche lampo, sembra perdersi nel mare dell’indifferenza dell’attacco partenopeo, che non aiuta sicuramente il belga nel suo compito.

Capitolo a parte per Insigne, la cui luce intermittente sembra brillare sempre meno. Il capitano non riesce più ad incidere. Anonime le prestazioni, scarsa fiducia in se stesso, incapacità di resistere al benché minimo contrasto  con l’avversario,  a cui corrisponde la perdita sistematica della palla, mettono Lorenzo all’angolo come un boxer suonato.

Una squadra allo sbando, che praticamente cade a pezzi e non riesce più a ritrovare il bandolo della matassa. Sarà una sosta lunga quella che attende gli uomini di Carlo Ancelotti, cui è demandato il compito di cercare di riportare in rotta la barca. Abbiamo fiducia nell’uomo e nel tecnico, in considerazione dell’indiscusso spessore morale e professionale del mister, che auguriamo raccolga sopratutto la fiducia della proprietà, poiché qualsiasi altra decisione, che sembra aleggiare nell’aria e speriamo rimanga sospesa, difficilmente porterebbe frutti. I conti poi si sa, si faranno alla fine.