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Prota-Giurleo Ulisse, il “professore” autodidatta

Prota-Giurleo Ulisse, appassionato studioso napoletano di umili origini. Il suo nome non è molto conosciuto, tranne certo da chi ha una conoscenza profonda del teatro, perché è in questo contesto che il giovane studioso lascia la sua importantissima impronta.

Nato a Napoli il 13 marzo del 1886, Prota- Giurleo Ulisse viene chiamato da chiunque lo conosca “ il professore, poiché insegnava ai giovani ragazzi del quartiere e si manteneva con questo. Non era laureato, ma il suo amore per la cultura era profondo, e pur senza un titolo di studio approfondì la sua cultura da autodidatta, anche perché il giovane proveniva da una famiglia di umili origini che non aveva la possibilità di farlo studiare.

Lo studioso seppe dare il suo contributo al mondo del sapere grazie ad una meticolosa ricerca fatta nelle biblioteche e negli archivi privati e religiosi di città: riuscì a comporre un’opera riguardante l’attività dei teatri partenopei nel ‘600.

Quando venne pubblicata nel 1962, gli studiosi della vita artistica napoletana di resero subito conto del grande tesoro che avevano tra le mani.

Prota-Giurleo Ulisse descrisse le “stanze”, i teatri e teatrini che operavano in città, spesso in aspra concorrenza tra di loro.  Il volume intitolato “La commedia” presenta una struttura bipartita: la prima parte è affidata alla ricostruzione della vita di palcoscenico, la seconda alle varie maschere nate dalla fantasia artistica locale.

È in questo punto che compare per la prima volta nome di “Policinella“, cui sono dedicate ben venti pagine delle schede conclusive.

Ancora più interessante è il terzo volume: qui vi parla dell’opera in musica. Si tratta di un manoscritto finora inedito in cui vi descrive, anno per anno, i costumi musicali della città partenopea dal 1651 al 1695.

Però è bene fare una precisazione in quanto l’autore non ricostruisce solo l’attività ed i repertori della nascente drammaturgia musicale, ma si impegna in una meticolosa raccolta documentaria su un’ampia serie di attività “di piazza”: feste popolari sacre e profane, festeggiamenti in onore dei viceré e consorti, compianti per i lutti reali, carnevali e vita dei mercati cittadini.

Un ulteriore tratto interessante è la parte in cui Prota-Giurleo Ulisse descrive il ruolo centrale dei quattro conservatori napoletani e delle figure di alto profilo che ne segnarono la didattica, come ad esempio Francesco Provenzale, Antonio Mondelli o Giovanni Maria Trabaci, Giovanni Paisiello e Niccolò Piccinni.

Non si tratta di notazioni semplicemente agiografiche ma di parole, scelte con cura, che evidenziano l’umanità e le debolezze di questi “grandi”; che provenienti dalle province, quindi da semplici realtà popolari, si ritrovano e poi assurti alla notorietà nella capitale del regno.

Purtroppo ad oggi non è possibile apprezzare integralmente tale lavoro, poiché gran parte della documentazione è andata perduta a causa di un incendio durante la seconda guerra mondiale.