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Prodotti DOP e IGP: eccellenze della  nostra terra

I prodotti DOP e IGP rappresentano senza dubbio un fiore all’occhiello della penisola italiana e più in particolare della nostra regione.

Quando usiamo l’acronimo Dop , “Denominazione di Origine Protetta”, ci riferiamo ad un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito – solitamente per legge – a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono prodotti. Quando si parla di ambiente geografico si intendono sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), che fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, savoir-faire) i quali, se combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Affinché un prodotto diventi DOP è necessario che le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano in un’area geografica delimitata.

Mentre l’ “Indicazione Geografica Protetta” (IGP) è un marchio di tutela giuridica dell’indicazione geografica attribuito di norma a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica dipende dall’origine geografica. E’ inoltre necessario che la produzione, la trasformazione e/o l’elaborazione avvenga in un’area geografica determinata. Ciò equivale a dire che almeno una fase del processo produttivo debba avvenire nell’area geografica per la quale si richiede il marchio.

La differenza, quindi, fra prodotti DOP e prodotti IGP sta nel fatto che, per i prodotti DOP, tutto ciò che concerne l’elaborazione e la commercializzazione del prodotto ha origine nel territorio dichiarato; mentre per il prodotto IGP, il territorio dichiarato conferisce al prodotto, attraverso alcune fasi o componenti della sua elaborazione, ma non tutti i fattori che concorrono all’ottenimento del prodotto provengono dal territorio dichiarato.

Così, ad esempio, la Bresaola della Valtellina è IGP e non DOP perché ottenuta  da carni di animali che non sono allevati in Valtellina, pur seguendo i metodi di produzione tradizionali e beneficiando, nel corso della stagionatura, del clima particolarmente favorevole della zona.

Più semplicemente ancora, il marchio DOP certifica esclusivamente prodotti integralmente ottenuti e confezionati nel territorio d’origine dichiarato, mentre il marchio IGP certifica che non tutto il processo produttivo è legato alla zona d’origine dichiarata, ma lo sono le fasi più importanti, ossia quelle che danno al prodotto il suo carattere peculiare.

Legati al territorio esistono ben quattro riconoscimenti che un prodotto, o meglio un produttore può richiedere. I primi due sono il marchio DOP e quello IGP, ci sono poi il marchio di specialità tradizionale garantita, meglio noto con l’acronimo STG e quello dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani noto con l’acronimo PAT.

Nell’ambito dei riconoscimenti per i prodotti agro-alimentari legati al territorio la Campania esce assolutamente vincitrice e si aggiudica il primo posto ex- equo con una sola altra regione: la Toscana.

Sono 500, infatti, i prodotti che si vedono riconoscere uno di questi prestigiosi marchi di indicazione geografica.

Tra i prodotti IGP, in Campania, abbiamo ben nove specialità e sono: la Nocciola di Giffoni, il Marrone di Roccadaspide, la Castagna di Montella, il Carciofo di Paestum, il Limone Costa D’Amalfi,  il Limone di Sorrento, la Melannurca Campana, il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale e la Pasta di Gragnano.

Da molti di questi poi si ricavano altri prodotti che rappresentano un’ altra eccellenza della nostra terra e che li ha resi famosi in tutto il mondo, mi viene da pensare ad esempio al limoncello.

I prodotti DOP sono in numero addirittura superiore, sono in tutto 15 .

Passiamo dal Caciocavallo Silano alla mozzarella di Bufala. Ci sono poi le olive di Cetara, ma anche diversi oli extravergine prodotti con olive sia del Cilento che dell’ Irpinia , ma anche del Salernitano e della penisola sorrentina. A questa categoria appartiene anche il Pomodoro del Piennolo del Vesuvio e il pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-nocerino, giusto per citarne qualcuno.

Sono prodotti che siamo abituati a vedere sulle nostre tavole, ma che rappresentano un potenziale enorme per la nostra terra.

Avere un riconoscimento di questo genere ha una doppia positività. In primo luogo le caratteristiche che permettono di ottenere un indicazione geografica rendono il prodotto riconoscibile e quindi non inimitabile. Ad esempio,  un prodotto caseario definito semplicemente come mozzarella è ben diverso da una mozzarella di bufala campana e questo si trascrive come vantaggio anche dal punto di vista economico. Questo consente al produttore di stabilire un prezzo adeguato, non solo al processo  produttivo, che per garantire determinati standard avrà un certo peso, ma anche alla leale concorrenza di mercato.

Quando si parla di indicazioni geografiche, siano esse DOP e IGP si parla dell’espressione più autentica di un territorio. In esse sono racchiusi i valori, la storia e la cultura di un territorio e dei suoi abitanti. In quest’ottica dunque tutelare e valorizzare i prodotti a indicazione geografica è un atto di responsabilità sociale verso il patrimonio storico, culturale e sociale del Paese. D’altra parte il rischio reale è quello di perdere risorse capaci di innestare una serie di relazioni commerciali indispensabili per l’economia del nostro territorio.

Un sapore, un profumo e perché no un colore, possono farci raggiungere almeno con la mente un luogo generando in chi c’è stato un ricordo e chi non c’è mai stato la curiosità di recarsi in un luogo per scoprire la storia di quel paese.

Una volta ottenuto il riconoscimento, i prodotti DOP e i prodotti IGP sono soggetti a:

  • controllo di conformità al disciplinare di produzione, funzione per cui è competente l’ente terzo di certificazione (che, di fatto, vigila anche sulla perfetta affidabilità igienico-sanitaria del prodotto);
  • vigilanza sulla commercializzazione, funzione affidata ai Consorzi di Tutela.

Il Consorzio di Tutela, organismo rappresentativo dei produttori, svolge anche le attività necessarie alla promozione e valorizzazione del prodotto DOP o del prodotto IGP, sul mercato. Gli oneri dell’attività di certificazione sono a carico dei produttori che pertanto, in questo modo, investono per migliorare la propria professionalità e, soprattutto, per trasmettere ai consumatori una “sostanza” (non solo una “immagine”) di serietà e passione per il proprio lavoro.