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Principe Totò: il 17 aprile Napoli salutò un personaggio iconico

Il Principe Totò, il “Principe della risata“, morì nella sua casa romana alle 3:35 del 15 aprile 1967, all’età di 69 anni, stroncato da un infarto.

La sera del 13 aprile all’autista, Carlo Cafiero, che lo accompagnava a casa a bordo della sua Mercedes, Totò confessò: “Cafie‘, non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza“.

A casa il sorriso di Franca gli restituì un pò di serenità, ma dei forti dolori allo stomaco lo costrinsero a chiamare il medico, che giunto subito gli somministrò dei medicinali raccomandandogli di stare tranquillo.

Trascorse l’intero pomeriggio del 14 aprile in casa a parlare con Franca del futuro, dell’estate che sopraggiungeva e del suo desiderio di godersi le vacanze a Napoli, sopra Posillipo. A sera consumò una minestina di semolino e una mela cotta, poi i primi sintomi: tremore e sudore.

Ho un formicolio al braccio sinistro” mormorò pallidissimo. Franca capì subito: era il cuore. Fu avvertita la figlia Liliana, il medico curante, il cardiologo professor Guidotti, il cugino-segretario Eduardo Clemente.

Gli furono somministrati dei cardiotonici, ma le condizioni non migliorarono. Alle 3.35 il Principe della risata si spegne nella sua abitazione di via dei Monti Parioli 4, a Roma.

Nonostante il Principe Totò avesse sempre desiderato un funerale semplice, ci furono ben tre cortei funebri. Il primo si svolse a Roma, il secondo nel Rione Sanità, dove Totò nacque. L’intera città si bloccò dalle 16 alle 18:30.

I negozi furono chiusi, il furgone impiegò due ore per raggiungere la chiesa. Un mare di persone – si stima circa 250mila – si riversò in strada per salutare il comico più amato dagli italiani. Un terzo funerale si svolse ancora nel Rione Sanità il 22 maggio, pochi giorni dopo il trigesimo. Una bara ormai vuota sfilò tra 250mila persone, tante quante si erano riversate in strada per il primo funerale.

L’eloquio funebre, commovente, fu tenuto da una delle celebri spalle di Totò, il comico Nino Taranto:

Sono certo che mi senti e mi rispondi, la tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli, che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l’hai onorata.

Perché non l’hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l’avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l’allegria di un’ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno.

I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui, ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l’ultimo “esaurito” della sua carriera, e tu, tu maestro del buonumore questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Totò, addio amico mio, Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori, e che non ti scorderà mai. Addio amico mio, addio Totò”.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.