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Prima donna arbitro della storia di serie A maschile

Maria Sole Ferrieri Caputi entra nella storia come la prima donna ad arbitrare una squadra di Serie A. L’arbitro livornese, classe 1990, è la prima donna di sempre ad arbitrare una squadra di Serie A, in occasione della sfida di Coppa Italia tra Cagliari e Cittadella.

La nostra società è chiaramente invasa dagli stereotipi e col passare degli anni, per fortuna, molti paesi occidentali stanno lavorando per demolirli. Già ad esempio, il mondo militare, con secoli di predominanza maschile alle spalle, nel 2001, in Italia, ha permesso anche alle donne di arruolarsi.

Pian piano anche altri mestieri non sono più esclusivamente maschili o femminili, ma c’è un’equa parità di lavoratori. Anche nello sport i passi avanti ne sono tantissimi, ad esempio fino a qualche decennio fa il gioco del calcio era prettamente maschile, poi è stato aperto anche alle donne a livello agonistico, ma non in un campionato professionistico come per gli uomini. Le cose sono cambiate nel 2016 quando la FIGC ha imposto alle società di serie A maschili di avere anche una squadra femminile.

Come conferma Maria Sole, negli anni ’90 non si vedeva di buon occhio una bambina giocare a calcio. A sedici anni si è iscritta al corso arbitri della sezione di Livorno e oggi a 31 anni Ferreri Caputi fa parte della Can C ed è arbitro internazionale , a livello professionale è una ricercatrice alla fondazione Adapt per gli studi internazionali e sul diritto del lavoro ed è dottoranda all’Università di Bergamo.

La vera sfida non è affrontare i giocatori in campo, ma qualche spettatore maleducato c’è e non sono pochi i commenti sessisti che le hanno rivolto. Su questo tema c’è tanto da discutere, anche alla luce delle recenti aggressioni verbali e molestie da parte di qualche tifoso alla giornalista Greta Beccaglia.

Purtroppo non è questione di lavori stereotipati o meno, ma è la natura delle persone che è sbagliata. non è giusto che una ragazza, una donna non deve svolgere quel tipo di lavoro, oppure non deve realizzare quel determinato obiettivo per paura di essere denigrata, insultata o aggredito dagli altri.