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Prima clonazione animale: la pecora Dolly debutta in società

Non bisogna essere degli scienziati o degli appassionati di genetica per conoscere il nome della Pecora Dolly.

Nata dall’evoluzione degli studi genetici, Dolly è stata il primo mammifero nato per clonazione.

Di certo quando Mendel iniziò i suoi studi sulla genetica non aveva immaginato che si sarebbe arrivati così lontano.

Eppure è proprio dagli esperimenti condotti in un monastero su una pianta di Pisello Odoroso che tutto ciò che oggi conosciamo come ingegneria genetica ha avuto inizio.

Ma cosa rende Dolly così speciale?

La pecora Dolly: storia di un clone che divise il mondo

La pecora Dolly, nata nel luglio del 1996,venne presentata al mondo nel febbraio 1997 in concomitanza della pubblicazione dello studio che aveva portato alla sua nascita.

Non era il primo esemplare di animale clonato, né il primo tentativo di clonazione della storia e non fu nemmeno l’ultimo.

Dopo di lei infatti furono clonati altri animali, ancora oggi la tecnica è utilizzata, specie in campo biomedico.

La straordinarietà risiede nel fatto che Dolly era un mammifero e quindi la sua clonazione richiese degli enormi passi avanti nella tecnica.

La clonazione di questa pecora fu fatta con una tecnica di trasferimento nucleare di cellule somatiche.

Una cellula somatica viene privata del proprio nucleo che viene sostituito da quello derivante da un altro animale allo scopo di generare un individuo con lo stesso patrimonio genetico.

La cellula così ottenuta viene poi impiantata nell’utero di una “madre surrogata”.

La difficoltà consiste nel riportare il DNA di una cellula adulta allo stato embrionale, per far ciò la cellula venne trattata con elettro shock.

Dolly visse sette anni e morì per una malattia comune tra le pecore, anche se inizialmente si pensò che la sua morte fosse correlata alla sua particolare nascita.

La nascita della Pecora Dolly divise l’opinione pubblica, specie sull’eticità di tale esperimento.

Ancora oggi il dibattito sulla clonazione resta aperto, nonostante il largo utilizzo della tecnica.

Ci si chiede quanto sia etico sostituirsi alla creazione e a quale scopo, ma si sa “ai posteri l’ardua sentenza”.