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“Premio Nobel per la letteratura” a Giosuè Carducci: 10 ottobre 1906

Il 10 ottobre 1906 il poeta toscano Giosuè Carducci venne insignito di uno dei massimi riconoscimenti per la letteratura: il premio Nobel.

È il primo italiano ad essere insignito di questo prestigioso riconoscimento.

Carducci però, troppo anziano e ammalato, non poté recarsi a Stoccolma per ritirare il premio che gli fu ,quindi,  recapitato a casa.

La motivazione del premio a Giosuè Carducci fu la seguente: “Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”.

A consegnare il fatidico telegramma nella casa di via del Piombo, a Bologna, con cui Oscar, re di Svezia annunciava il conferimento del  prestigioso riconoscimento, fu l’ambasciatore svedese in Italia, il barone de Bildt, accompagnato dal sindaco di Bologna, il marchese Tanari.

Erano presenti in casa con Carducci la moglie Elvira, le figlie, i generi, il professor Vittorio Puntoni ed il senatore Pier Desiderio Pasolini. La cerimonia di consegna durò pochi minuti, tempo in cui il poeta, commosso, ringraziò il popolo svedese “nobile nei pensieri e negli atti”, un brindisi e poi gli ospiti si ritirarono. Causa di questa frettolosa cerimonia fu il timore dei medici che il poeta potesse affaticarsi troppo.

Al termine della cerimonia il sindaco convocò d’urgenza il consiglio comunale per inviare un messaggio di congratulazioni in cui si diceva:

Come la madre affettuosa si gloria dell’omaggio al suo figlio insign, Bologna che è vostra madre adottiva è superba di Voi.”

Dopo solo tre giorni furono recapitati il diploma e la medaglia ricordo.

A causa della cirrosi epatica di cui il poeta era da tempo afflitto, dopo pochi mesi dal conseguimento del premio Nobel, egli morì. Era il 16 febbraio 1907. Fu tumulato nella Certosa di Bologna dopo solenni esequie.

Chi era Giosuè Carducci

Carducci nasce a Valdicastello, presso Lucca  il 27 luglio 1835.

Nato da padre medico dalle idee rivoluzionarie, visse per i primi anni della sua vita nelle terre dei Della Gherardesca. Furono costretti, a causa delle idee rivoluzionarie del padre, a lasciare la casa di Bolgheri trasferendosi a Castagneto. Oggi questo paese ha preso il nome di Castagneto Carducci.

Si trasferirono, poi, nell’anno successivo a Firenze, dove il ragazzo fu mandato a studiare presso gli Scolopi.

Nel 1853 venne ammesso alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove si laureerà dopo tre anni  in Filosofia e Filologia.

Interruppe per un periodo di tempo gli studi, periodo nel quale insegnò nel Liceo di San Miniato al tedesco, dove pubblicò presso l’editore Ristori il suo primo volume, le Rime.

In questo primo volume affiora lo spirito del gruppo degli “Amici pedanti” avverso al cattolicesimo bigotto imperante nell’ambiente della Normale.

Si sposò con  Elvira Menicucci, sua cugina di primo grado, dopo il conseguimento della laurea e la morte del padre e del fratello Dante: la cerimonia fu semplicissima.

Dopo le nozze si trasferì a Pistoia e prese a vivere in casa sua la madre ed il fratello minore Valfredo. In questo periodo cominciò una fattiva collaborazione con l’editore barbera che gli consentì di ottenere i primi guadagni, curando una collana di classici italiani.

Nel 1860 ottenne la cattedra di Eloquenza, presso l’ateneo felsineo, lasciata vacante da Giovanni Prati, questo perché godeva della  stima del ministro dell’Istruzione Terenzio Mamiani. Tenne la cattedra fino al 1904, quando per l’età e per le sue condizioni fisiche fu costretto lasciare l’insegnamento.

Nel 1871 raccolse in volume, presso l’editore Barbera, tutta la sua produzione poetica fino a quel momento. Uscirono così le “Poesie” divise in tre volumi: Decennali (1860 – 1870), Levia Gravia (1857 – 1870) e Juvenilia (1850 – 1857).

Nel 1877 furono pubblicate le  “Odi barbare”, mentre nel 1882 fu pubblicato quanto prodotto tra il 1873 ed il 1887 ma che non era stato raccolto nei volumi precedenti. Lavorò poi all’opera omnia che occuperà dieci volumi, il primo dei quali vide la luce nel gennaio del 1889, mentre l’ultimo fu pubblicato postumo nel 1909.

Il 4 dicembre del 1890 fu nominato Senatore e per tutta la durata del mandato appoggiò tenacemente la politica di Francesco Crispi.

Nel 1904 fu costretto a lasciare ogni incarico. Per le sue condizioni di salute era ormai costretto alla sedia a rotelle o al letto. Gli fu assegnata una pensione come era già avvenuto col Manzoni nel 1859.