Una prelibatezza particolare e succulenta da assaggiare sull’isola di Ischia è il coniglio all’ischitana.
Quest’isola, dunque, non offre solo un mare di perla ma anche curiose ricchezze gastronomiche che la rendono singolare e suggestiva.
La ricetta di questo piatto è sorta intorno al 470 a .C. in occasione di un invasione dell’isola da parte dei siracusani.
A quel tempo Ischia era stracolma di conigli selvatici, che venivano cacciati e diventarono la materia prima con la quale sfamare i nuovi coloni siciliani. I conigli venivano cotti da sapienti domestici di corte.
Si tratta di una prelibatezza che nasce in ambiente aristocratico, ma nel corso dei secoli è entrata a far parte del menù turistico, divenendo così alla portata di tutti.
Durante tutti questi secoli la ricetta ha, ovviamente, subito delle modifiche e infatti adesso troviamo i pomodorini che sono giunti in Europa solo a seguito della scoperta delle Americhe, da parte di Cristoforo Colombo.
È un piatto immancabile nel menù tradizionale della domenica. Quindi quando arriva il week-end non dovete assolutamente perdere l’occasione di provarlo.
Originariamente esso era condito con il sugo e tale era una variante tipica di Buonopane, frazione di Barano d’Ischia, che ancora oggi conserva la ricetta originale (sconosciuta).
Ora, però, a mano a mano le persone si stanno abituando a mangiarlo macchiato con i pomodorini gialli o del piennulo.
Esiste proprio una diatriba tra chi preferisce una variante e chi un’altra.
Con il tempo le tecniche di allevamento di questi animali sono diventate sempre più attente, permettendo in questo modo di ottenere dei conigli dal sapore intenso e dalla carne tenera. I conigli infatti vengono allevati all’aperto, in buche profonde che stesso loro scavano. Mai in gabbia.
L’ex ministro per il turismo Brambilla che ora è presidente e fondatrice della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente voleva vietare il consumo di questo piatto per salvaguardare questi animali, siccome è una pietanza di cui Ischia usufruisce molto.
Da qui nacque una polemica tra coloro che erano favorevoli e contrari. Ma alla fine a prevalere è stata la non eliminazione di questa pietanza, mantenendo così viva la tradizione e non cancellandola..