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Pompei, il tesoro infinito

Altra meraviglia adorna Pompei, la cittadina del napoletano già ricchissima di bellezze.

Nella Regio V, è stato scovato l’ennesimo bene prezioso: morbide ambre, lucidi cristalli, ametiste. Ma anche bottoni in osso, delicate fayence, scarabei dell’oriente, bamboline e campanelle, questo il contenuto di un portagioie in metallo e legno, appartenente, con tutta probabilità, alla padrona della dimora.

Eppure non sembrerebbe essere certa l’identità della persona che possedeva il piccolo tesoro: lo scrigno sembra sia stato ritrovato in un ambiente di servizio, camera piuttosto lontana dalla stanza della matrona.

A rafforzare l’ipotesi è la lontananza del luogo di ritrovamento anche dall’atrio della domus, ove sono stati rinvenuti alla luce diversi cadaveri, persone della famiglia che lì risiedeva e che è stata spazzata via dalla terribile eruzione del Vesuvio.

Inoltre, non è stata trovata alcuna traccia dell’oro che le donne di Pompei tanto si pregiavano di indossare, dunque gli oggetti del tesoro potrebbero essere stati utilizzati come mezzi per rituali magici.

Si suppone, quindi, che il piccolo tesoro possa essere appartenuto  a una persona lì ospite, forse una schiava, che possedeva doti taumaturgiche o comunque proprietà che la rendevano differente dai comuni mortali.

I preziosi utensili, ricollegandoli alla tradizione romana, erano forse i monili impiegati per riti antichi quali incantesimi che avevano a che fare con la fertilità o la seduzione.

Tuttavia si è solo agli inizi di quella che sarà una lunga indagine condotta dal team di specialisti del Grande Progetto Pompei, al momento impegnati nella ricostruzione della storia e nello studio dei componenti della famiglia.