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Polemiche e veleni: ecco cosa significherà la ripartenza

Arriveranno polemiche e veleni a bagnare le sponde del calcio. Due anni difficilissimi, da questo punto di vista, aspettano tutti i tifosi ormai stanchi delle bagarre. La complicità del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, sono evidenti ed innegabili.

Polemiche e veleni: ecco cosa significherà la ripartenza

Il calcio non si è ammalato certo l’altro ieri. E’ un degente di lungo corso. Un malato che lentamente deambulava per i corridoi di un ospedale senza che nessuno lo soccorresse. Magari si, ogni tanto qualcuno passava a somministrare un po’ di placebo. Il calcio però non si fingeva malato, lo era davvero ed aveva bisogno di una terapia d’urto. Così, come tutti i malati di Covid con patologie già pre-esistenti, anche la disciplina più amata al mondo è caduta.

Il calcio è vittima delle proprie contraddizioni e dei propri drammi. Legato ad una moralità sportiva che non esiste più, e che viene utilizzata solo per far si che la passione animi i tifosi. Sono quest’ultimi le vere vittime del business che è diventato il pallone. Un teatrino, ma uno di quelli importanti, che muove un’economia miliardaria. Dai campi di calcio al gioco d’azzardo, alle sponsorizzazioni, alle procure ed agli stipendi faraonici. In nome delle bandiere c’è chi ha ucciso e si è fatto (tristemente ed inutilmente) uccidere, ed il calcio non si è mai fermato per loro.

Una cosa del genere, però, il calcio non l’ha mai vista. Fermare tutto, “manco fosse una guerra mondiale” avevano detto alcuni a caldo. La guerra c’era davvero e lascerà importanti strascichi. Sportivamente saranno due anni di sofferenza fisica, ed il tutto per consentire di finire questo campionato che di sportivo non ha più nulla.

Vincenzo Spadafora non ha avuto il coraggio di decidere

E’ stato troppo facile. Semplicissimo fermare i campionati minori e gli sport di squadra minori: la pallavolo, la pallanuoto, la pallamano, il basket e tutti gli altri. Facile sopportare le pressioni in quel caso, anche se in quel caso polemiche non ci sono mai state.  La Lega calcio invece no, se n’è lavata le mani.  Così anche ha fatto Spadafora, e per due mesi innanzi alle pressioni delle società di calcio si è giocati a Pontius Pilatus (con il gel disinfettante al posto dell’acqua).

La Lega, per spiegarlo, ha enormi interessi che il campionato riprenda. Le società lo stesso, i calciatori anche perché altrimenti non li pagano. Per i secondi basta ricordare, sommessamente, che c’è la cassa integrazione (con buona pace del sindacalista Tommasi) per chi non riesce a  tirare a campare. Invece ai magazzinieri, agli staff delle squadre primavera, agli operatori che si occupano di pulire, ai preparatori, e tutti gli altri chi ci ha pensato?

Vincenzo Spadafora ha ceduto, peccando di inesperienza e di poco polso. Forse il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non l’ha supportato a dovere, forse lo ha lasciato troppo solo. Fatto sta che la Lega calcio ha comandato a bacchetta il ministro, ed ha vinto a mani basse. Prima gli allenamenti, ed ora una fantascientifica ripresa che ancora sconosciuta. Una battuta? No, semplicemente non lo sanno ancora e si vocifera tra il 13 ed il 20 giugno.

Saranno due anni di veleni e polemiche

Iniziamo col dire che i commentatori usuali del calcio dovrebbero fare i dovuti mea culpa. Per anni abbiamo creduto che le preparazioni atletiche, i ritiri pre stagionali e gli allenamenti prima dell’inizio della stagione sportiva fossero fondamentali. Ebbene ci hanno dato torto, facciamocene una ragione. Il ritiro non serve a nulla: la stagione si potrà chiudere anche il 20 agosto e far ricominciare la nuova il 21 agosto. Tutto già stabilito ed apparentemente perfetto, salvo poi considerare le falle nel sistema. Una stagione senza ritiro porterà a molti infortuni, alcuni potrebbero essere anche gravi e condizionare i giocatori e le loro carriere anche per i prossimi due anni. Chi lotta per la Champions League, per l’Europa League e la Coppa Italia sarà chiamato in questo finale ad un vero e proprio tour de force.

Si tratterà di giocare ogni 3 giorni. Bellissimo, 3 partite a settimana o forse anche di più. Ce lo ricordiamo tutti quando gli allenatori, i dirigenti, a margine di una sconfitta andavano a piagnucolare dei calendari, degli infortuni e della fatica di giocare ogni 3 giorni. La scena si ripeterà, ma con toni assai drammatici. Basta chiedersi, a parte sua maestà la Juventus che vanta una rosa formidabile e completa anche nelle riserve, quali altre squadre potranno giocare ogni 3 giorni senza conseguenze? Saranno due mesi d’inferno e condizioneranno anche la stagione prossima.

Alla prima occasione chi non avrà raggiunto gli obiettivi prefissati, e magari che si era anche speso per una ripartenza, andrà davanti alle telecamere a lamentarsi. Sarà un quadro pietoso, l’ultima spiaggia del calcio. Nasceranno polemiche e veleni anche per la stagione ventura e forse per quella ancora successiva. Alla prima occasione i piagnistei allagheranno i salotti calcistici con scene di drammi greci alla prima sconfitta. Il tutto per non arrivare a sospendere questo campionato che, nella mente dei tifosi, è già terminato in quel maledetto fine febbraio.

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