Poesia del giorno. Risalire il fiume (Goliarda Sapienza) Nelle sale cinematografiche è appena uscito il film di Mario Martone “FUORI” con Valeria Golino nella parte della protagonista, la scrittrice Goliarda Sapienza.
Nata a Catania nel 1924 da una famiglia della sinistra rivoluzionaria e morta a Gaeta nel 1996 in circostanze mai chiarite dopo una vita vissuta tra impegno politico, giornalismo, letteratura, cinema e teatro. Riportiamo i versi di una delle poesie contenute nella raccolta “ANCESTRALE” rimasta a lungo inedita e pubblicata postuma solo nel 2013
RISALIRE IL FIUME
Risalire devi il fiume
del tuo sangue
fino alla fonte
Là dove la morte
ha deposto le sue uova
là dove l’acqua
è trasparente
affèrrati alle rocce
spargi il tuo seme
Interpretazione della poesia
Poesia del giorno. Risalire il fiume (Goliarda Sapienza) In questi versi anzitutto risalta il paragone tra il fiume (natura naturale) e il sangue (natura umana) . Pur avendo un percorso diverso, l’uno lineare e l’altro circolare, entrambi scorrono fluendo verso una meta finale, nella quale si dissolveranno per sempre. Nel mare il primo, nella morte il secondo.
Ma prima che ciò avvenga, prima che tutto si compia e l’essenza confluisca in un altrove, la poetessa ci invita a risalire la corrente per rigenerarci. Più che al passato, a ritornare piuttosto alle nostre origini, fatte di purezza e di innocenza (là dove l’acqua/ è trasparente)
Aggrappandoci ad esse diventiamo consapevoli che la nostra missione nel mondo è superare ogni aridità e sterilità dell’anima per seminare il bene ovunque (affèrrati alle rocce/ spargi il tuo seme) .
Un concetto ripreso che ritroviamo molti anni dopo in una poesia musicale di Angelo Branduardi. Le strofe della sua canzone “Rifluisce il fiume” (contenuta nell’album La luna) sono in qualche modo riferibili ai versi della poetessa:
E niente mai
perduto va
al centro tornerà
Il cerchio della vita dunque. Che in un ciclo continuo unisce vita e morte. Dove finisce l’una inizia l’altra. E viceversa.
La vita poetica di Goliarda Sapienza
Pur non avendo seguito alcuna corrente letteraria , ed essendo la sua produzione poetica rimasta a lungo in ombra rispetto a quella in prosa, si può affermare che trattasi di poesia lirico-elegiaca. Nella silloge Ancestrale infatti prevalgono le poesie dedicate a persone care e ai ricordi, dal tono intimo e riflessivo-meditativo.
Ciò non piacque a quanti Goliarda faceva leggere i suoi versi negli anni ‘50. Trattandosi di intellettuali di sinistra, ambiente che lei frequentava, non apprezzavano che una militante di sinistra “ potesse scrivere poesie come una qualsiasi figlia di una famiglia borghese” .
Ecco perché, di fronte ai giudizi negativi dei conoscenti e ai rifiuti degli editori interpellati ( anch’essi in gran parte appartenenti alla stessa cerchia culturale) a un certo punto decide di dedicarsi ai romanzi e soprattutto al cinema e al teatro, avendo da giovane studiato all’Accademia di Arte Drammatica di Roma.
Ebbe una vita molto travagliata, a causa di una serie di vicende familiari (lutti) sentimentali (separazioni) e mediche: a un certo punto cadde in depressione e negli anni ’60 tentò due volte il suicidio, oltre ad essere stata ricoverata in una clinica psichiatrica e sottoposta ad elettroshock.
A differenza di Alda Merini , nei cui versi sono più espliciti i riferimenti ad analoghe vicende che la videro protagonista, nelle poesie di Goliarda non si vedono le cicatrici della sua esistenza. Un po’ perché la poesia era per lei un rifugio in cui isolarsi dal resto del mondo. E un po’ perché c’era la prosa che le consentiva molto più spazio per raccontare e raccontarsi.
“Ma se sul fronte della sua produzione in prosa oramai, e per fortuna, la sua storia e le sue opere sono note a molto pubblico anche al di fuori dell’Italia, sulla produzione poetica c’è ancora tutto da dire” (A.Toscano)
Un canto malinconico e solitario, sommesso e talora disperato, autobiografico e rivelatore. A metà strada tra il lirismo di Emily Dickinson e il confessionalismo di Anne Sexton e Sylvia Plath, vicino e lontano dall’uno e dall’altro, Ancestrale è il vero canto libero di Goliarda Sapienza.