Un provvedimento utile che riguarda le pensioni, un aspetto che incide in maniera sostanziale sulla vita degli italiani. Non arriverà nell’immediato, al momento l’attenzione è rivolta al caro bollette che grava sulle famiglie del nostro paese.
La riforma delle pensioni sarà trattata successivamente, un tassello fondamentale in quel puzzle complesso che è la qualità della vita dei cittadini. Infatti, a dicembre sia quota 102 che opzione donna; dal primo gennaio 2023, si tornerebbe alla legge Fornero, ciò vuol dire che anche per chi ha maturato 38 anni di contributi e 64 anni di età (requisiti di quota 102) scatterà un salto di tre anni per ottenere il pensionamento.
La pensione di vecchiaia con la legge Fornero è prevista a 67 anni d’età e almeno 20 di contributi.
In questa situazione di incertezza, si aprono diversi scenari ipotetici, tra questi la Meloni propenderebbe per la cosiddetta “opzione uomo”. Vediamo in cosa consiste.
Opzione uomo: di cosa si tratta?
In estrema sintesi, si tratterebbe dell’equivalente al maschile di “opzione donna”. In particolare, prevede l’uscita dal lavoro tra i 58 e i 59 anni, in base alla tipologia di lavoro svolto, autonomo o dipendente, con 35 anni di contributi, ma con l’assegno calcolato con il metodo contributivo.
Ciò potrebbe portare ad una perdita sull’assegno pensionistico fino al 30% rispetto a quanto maturato con il sistema misto (retributivo – contributivo).
Le decurtazioni a vita non sarebbero più recuperate, neanche al raggiungimento della pensione di vecchia, cioè a 67 anni. Tale soluzione è penalizzante dal punto di vista economico, infatti l’opzione donna non ha trovato larga applicazione.
Nonostante ciò diventerebbe la famosa “, opzione di tutti”, di cui si è parlato nel corso delle riunioni con il governo Draghi. In tutto ciò, l’opzione uomo è stata duramente contestata dai sindacati.
Quota 41, le promesse della lega
È risaputo che la Lega, nel corso della campagna elettorale, ha promesso la cosiddetta “quota 41”, cioè la possibilità di andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Un proposito ambizioso, ma di difficile realizzazione. Tale provvedimento costerebbe 18 miliardi di euro l’anno. Un costo troppo elevato in questo momento storico.
In questo intricato insieme di ipotesi, probabilità, dubbi e incertezze, non è chiara la soluzione. Certo è che lo stato potrebbe anche prorogare le misure in atto per un altro anno, in attesa di una soluzione definitiva.

