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Pesticidi: Legambiente denuncia, troppi residui

Pesticidi, secondo il rapporto reso noto da Legambiente, resta elevata la quantità di residui derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari in agricoltura. A destare preoccupazione non sono in particolare modo i campioni di frutta e verdura fuorilegge, che non superano l’1,3% del totale, quanto quelli considerati a norma solo perché ogni singolo livello di residuo non supera il limite massimo consentito. 

I residui di pesticidi sono presenti su due alimenti su tre, un dato che desta preoccupazione. 

Boscalid, Chlorpyrifos, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil sono i pesticidi più diffusi negli alimenti analizzati in Italia. Si tratta di fungicidi e insetticidi molto utilizzati in agricoltura. Le coltivazioni agrarie possono essere interessate da molteplici avversità in grado di compromettere le produzioni dal punto di vista qualitativo ma anche quantitativo, causando ingenti danni all’ambiente e alla salute di chi consuma tali prodotti. 

La nuova normativa europea in materia di prodotti fitosanitari prevede l’eliminazione dal mercato delle componenti più tossiche per l’uomo e per l’ambiente e alla loro sostituzione con sostanze con un miglior profilo ecotossicologico, che non costituiscano un problema per l’ambiente. Ciò nonostante resta di fondamentale importanza il corretto uso di questi prodotti affinché, da un lato, esplichino al massimo la loro efficacia e, dall’altro, sia ridotto al minimo il rischio per gli operatori che li impiegano e sia tutelato il benessere ambientale. 

In Italia, solo il 61% dei pesticidi utilizzato sono regolari e senza residuo. “Un risultato che registriamo come positivo, spiega Legambiente, ma che da solo non basta a far abbassare l’attenzione su quanti e quali residui si possono rintracciare negli alimenti e permanere nell’ambiente”. 

Un dato contraddittorio arriva dal comparto della verdura, che registra un utilizzo vario e discrepante. La preoccupazione di legambiente riguarda soprattutto i pomodori provenienti dalla Sicilia e dal Lazio, dove il residuo continua ad essere troppo elevato.

Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente: “Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale”. Effetti deleteri ai quali però, ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano sottolineato le gravissime conseguenze che l’uso non attento e non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo.