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sabato, 3 Giugno 2023

Da pescivendolo a eroe napoletano: Masaniello 

In una Napoli vessata dal sistema fiscale spagnolo, un uomo decise di prendere le redini in mano e guidare la rivoluzione popolare. Masaniello eroe popolare, patrimonio storico partenopeo di fama mondiale. In onda domani, lunedì 19 febbraio 2018, un servizio al riguardo, durante la trasmissione “Passato e Presente”.

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Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II

“Passato e Presente”, è il titolo del programma di Rai Cultura, che ha deciso di omaggiare la figura del giovane Masaniello, con un servizio che andrà in onda lunedì 19 febbraio alle ore 13.15 su Rai 3 e alle ore 20.30 su Rai Storia. Una puntata nel quale Paolo Mieli parlerà con la professoressa Vittoria Fiorelli riguardo la storia e la figura di Masaniello.

Tommaso Aniello D’Amalfi, passato alla storia come  Masaniello, fu un famoso eroe popolare nel 1647, anno della rivolta del popolo napoletano contro il sistema fiscale spagnolo.

Le sue gesta di collocano nello scenario di una Napoli popolare, vessata dalle incombenti tassazioni introdotte dal dominatore straniero, tasse che minavano la sopravvivenza della Napoli popolare.

Percorso storico

La rivolta del giovane Masaniello scoppia il 7 luglio 1647.

I protagonisti della rivolta furono artigiani, mercanti, contadini, gruppi di borghesi e intellettuali, stanchi del sistema fiscale spagnolo, della distribuzione del carico fiscale ingiusta e, soprattutto, dello stretto controllo dei baroni sulla società napoletana.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l’imposizione di un’ennesima gabella sulla vendita di frutta.

La furia popolare animata da Masaniello, fu coordinata dall’abate Giulio Genoino.

I rivoltosi assaltarono tutti i palazzi baronali, gli uffici del fisco, il palazzo del viceré e le carceri, nominando Masaniello “capitano generale del popolo”.

Egli venne deposto qualche giorno dopo, il 16 luglio 1647, deposizione dovuta all’assassinio del giovane grazie ad una congiura tra i rappresentanti spagnoli e la parte moderata degli insorti, che temevano la permanenza del giovane alla guida del popolo.

Dopo la morte di Masaniello la rivolta continuò, l’armaiolo Gennaro Annese cercò di dar vita a una repubblica chiedendo aiuto alla Francia, che raccolse l’invito.

Enrico di Guisa fu nominato “capo della Real Repubblica Napoletana”.

I rivoltosi però non furono mai uniti, provocando la fine della rivolta e la restaurazione della situazione precedente ad essa.

Il mito di Masaniello, pescatore e Re di Napoli, fu in breve conoscenza europea e continuò, anche nei secoli successivi, ad alimentare e dare adito e speranza alle rivolte popolari.

 

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