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lunedì, 20 Marzo 2023

Peppe Nardelli, da indossatore a conduttore

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Alessandro Bottone
Collaboratore XXI Secolo.

Peppe Nardelli prima di entrare nel “magico” mondo dello spettacolo faceva l’indossatore. Almeno fino a diciannove o venti anni. Prima di arrivare alla conduzione televisiva è stato testimonial in due spot pubblicitari e membro della compagnia teatrale “L’immagine” di Rosario Errico.

Quando è iniziata la sua carriera?
«A un certo punto la passione per il mondo della televisione mi ha preso: sognavo guardando gli altri conduttori! Un giorno ho avuto l’opportunità di condurre un gioco interattivo. Funzionò molto. Feci tre puntate come “ragazzo immagine”, alla settima ero io il conduttore del programma. In seguito mi sono cimentato nel canto, nella recitazione e maggiormente nella conduzione».

Quali erano le sue aspirazioni?
«Diventare un futuro Pippo Baudo: era un modello, il massimo, un uomo colto. Un modello da seguire per la sua grande cultura, il suo modo di porsi, il suo essere eclettico. Di Pippo Baudo non ne nascono più, ma ho sempre mantenuto una forte personalità. Quando mi sono affermato in questa città si stava diffondendo il fenomeno dei neomelodici, che facevano concorrenza ai programmi-contenitore».

Oltre Pippo Baudo chi l’ha inspirata?
«Bonolis. Ma anche Carlo Conti. Vengo da quel tipo di generazione».

Il mondo dello spettacolo è ambiguo. Dà tanta speranza ma anche tanta illusione. Perché?
«Tantissima illusione perché è difficile. Bisogna studiare tantissimo, non si può improvvisare. E’ difficile perché è un mondo spietato, ti distrugge in pochissimo tempo, soprattutto se pensi di essere “arrivato”. Mi ha dato gioie e dolori: ho sempre avuto un rapporto di odio e amore con questo mondo. Non rinnego le cose che ho fatto: alcune cose, oggi come oggi, non le rifarei. Sono passato alla tv demenziale a quella osé. Ho sempre sfidato me stesso, sono un autocritico bestiale e non mi riguardo mai».

Quali sono le sue attuali aspirazioni?
«Condurre un programma in prima serata su un grande network. Uno show musical o un talent show».

Qual è il programma che le ha donato tanto?
“Sicuramente quello fatto insieme ad Antonio Canitano: si trattò di una diretta di sei lunghe ore. Anche se i programmi che ho condotto non avevano un grande nome, ho sempre cercato di fare un lavoro di qualità, di avere una mia linea di conduzione, un modo di pormi verso il pubblico. Mi consideravano un conduttore che veniva dal nord, visto che parlavo l’italiano».

Tra le esperienze?
«Ho condotto anche un programma di strip integrale. Poi ho lasciato il programma dopo due puntate».

Oggi di cosa si occupa?
«Sto facendo doppiaggio, anche se non ho fatto mai nessuna scuola. Qualcuno ha apprezzato il colore della mia voce. Ho doppiato un attore protagonista: è stata una grande esperienza. Sto lavorando anche ad un progetto di poesia. Mi manca tantissimo la televisione, l’ultima cosa fatta nel piccolo schermo è nel 2011. Ho fatto anche un film da protagonista».

Oggi parlare di spettacolo significa guardare anche al mondo del web. Quali sono le opportunità?
«Oggi tutto passa attraverso il web. E’ il modo più diretto e veloce per parlare ai giovani. M’immagino un programma con cui rendere protagonisti i giovani, con un pubblico non più passivo, ma partecipe».

E’ vero che per entrare nel mondo dello spettacolo serve la classica raccomandazione?
«Sì. Sono uno che non ha mai accettato compromessi. Mi è capitato di intoppare in determinare persone e fare non un passo avanti, ma quattro indietro. Non accettare compromessi significa anche non lavorare. Non avendo accettato raccomandazioni, non ho fatto tanta strada. Forse non ne valeva la pena».

Questo mondo può avere uno sfondo sociale?
«E’ un mezzo molto importante, che riesce ad entrare nel cuore delle persone. Però credo che l’aiuto vada dato in modo diretto. I personaggi del mondo dello spettacolo sono molto più credibili. Il mondo della televisione dovrebbe essere un contesto educativo col quale trasmettere certi valori».

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