Una storia senza fine, un incubo senza un epilogo preciso, piuttosto vago, la lunghezza di questo tunnel cupo e tetro sembra essere sproposita, la fine pare che sia ancora distante, nemmeno una piccolo barlume di fiducia è visibile con la retina dell’occhio: non è ancora il momento Patrick Zaki, non puoi ancora ritenerti libero, eppure la libertà dovrebbe essere concessa, dovrebbe essere un diritto donato a ciascun individuo. È domani il giorno decisivo, domenica sei dicembre, non oggi come era stato decretato. In programma una nuova udienza sul rinnovo della custodia cautelare dell’alunno di origini egiziane dell’Università bolognese di Alma Mater, sono quasi dieci mesi che ormai marcisce in una prigione in Egitto.
L’Eipr, attraverso un proprio tweet, ha annunciato la notizia: il giovane ventinovenne, membro dell’ong egiziana, è detenuto dal sette febbraio 2020. La speranza è che l’udienza si concluda con buone notizie, ci si augura che tutti i colleghi dell’Eipr tornino ad abbracciare i propri parenti. L’incontro era stato pianificato per inizio gennaio, ma poi successivamente è stato anticipato ed ora nuovamente rimandato, seppur di un solo giorno: in questa intricata situazione, a regnare è sicuramente il caos.
Una svolta potrebbe comunque esserci a breve, con Patrick Zaki che continua a non perdere la speranza, soprattutto dopo il rilascio dei vertici dell’Eipr lo scorso giovedì. La chiamata e l’incontro dinnanzi ai giudici giungono a meno da due settimane dal recente rinnovo della custodia cautelare, il quale ha sancito che Patrick debba sostare in carcere per altri 45 giorni.
Dopo quasi un anno dall’accaduto e dalle costanti battaglie per ottenere giustizia, i supporti provengono da più fronti e la speranza domina nel cuore di ogni persona, anche Amnesty Internazionale si augura un epilogo positivo, con la liberazione del giovane studente.”Speriamo davvero che alla scarcerazione dei tre dirigenti di Eipr segua presto anche quella di Patrick”, queste le parole rilasciate dal portavoce dell’ong in Italia, Riccardo Noury.
Tre membri dell’Eipr sono stati già scarcerati: il primo era Gasser Abdel Razek, direttore esecutivo dell’ong egiziana, Mohamed Basheer, responsabile amministrativo, e Karim Ennarah, direttore della giustizia penale. Essi furono arrestati tra il quindici e il diciannove novembre con l’accusa di sostegno ad “un’organizzazione terroristica“.
Le pressioni giungono anche dall’estero. Tanto è vero che la nuova amministrazione del nuovo presidente americano Joe Biden ha contestato le catture e chiesto la repentina scarcerazione, soprattutto Anthony Blinken, il prossimo segretario di Stato. Il Cairo pare essere influenzato da questo genere di sollecitazioni. È in programma una riunione tra il presidente Abdel Fatah al-Sisi ed Emmanuel Macron, per conversare riguardo alcuni fondamentali contratti militari ed economici; la pressione dell’opinione pubblica francese potrebbe condizionare le decisioni del leader egiziano. Non resta altro che attendere, dunque, per sperare nella liberazione di un povero individuo, Patrick Zaki.