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lunedì, 29 Maggio 2023

“Pasando por aqui” e prossimamente per l’Augusteo

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Sul palco del teatro Politeama non sembravano di passaggio, e infatti i “Pasando por aqui”, con lo spettacolo “Mamma mia: che Pasticcio Sophie!”, ispirato al celebre musical che ha debuttato nel 1999 a Londra, hanno vinto la rassegna di teatro amatoriale organizzata dal teatro Augusteo, svoltasi per intero nello storico teatro napoletano di via Monte di Dio.

La compagnia teatrale “Pasando por aqui” e il loro spettacolo li ritroveremo, in virtù della vittoria ottenuta sul palco del teatro Politeama, tra i protagonisti degli spettacoli offerti agli abbonati del teatro Augusteo per la prossima stagione teatrale. Al riguardo abbiamo intervistato Fabio De Marco, il regista; Giusi Boemio, la scenografa; e Salvatore De Caprio, il coreografo.

In maglietta bianca sulla dx il regista Fabio De Marco
In maglietta bianca sulla dx il regista Fabio De Marco

Fabio De Marco, che cosa fa nella vita?

«Io sono terapista della riabilitazione, sono laureato in riabilitazione psichiatrica. Sono un istruttore di fitness e lavoro sia in un centro di riabilitazione con ragazzi autistici, sia in palestra come istruttore da prima della laurea. I ragazzi che seguo sono in gran parte minori, ma prima lavoravo anche con adulti e ‘galeotti’. Ho fatto e faccio tanti sacrifici perché sono un lavoratore precario, e in tutto questo cerco di continuare la mia passione con il teatro e con la mia compagnia Pasando por aquì»

Perché la compagnia teatrale si chiama in questo modo?

«Il nome della compagnia Pasando por aquì è nato perché all’inizio non sapevamo proprio dove provare. In principio qualche volta provavamo in parrocchia, ma quando abbiamo manifestato il desiderio di creare una compagnia teatrale tutta nostra, la parrocchia si è opposta chiudendoci le porte. Quindi ci siamo trovati a provare a casa, nelle Associazioni, finché a Miano, in un convento di Frati, ci hanno ospitato definitivamente. Ora fortunatamente un consigliere della Municipalità ci ha messo a disposizione un’area dove provare e incontrarci.»

Perché scegliete di mettere in scena solo ed esclusivamente musical?

«Non riusciamo a preferire un’unica disciplina in cui emergere; per noi la recitazione, la musica, il ballo e il canto si fondono insieme. Non riusciamo a scegliere un unico filo conduttore e così mettiamo in scena tutte le categoria con i musical. Anche quando andiamo a teatro come spettatori, preferiamo andare a vedere un musical, ci emoziona molto di più»

La prossima stagione sarete all’Augusteo. Ma dal punto di vista della regia, cosa pensa sia andato bene nello spettacolo e cosa invece non ha funzionato?

«Lo spettacolo del Politema ha funzionato per le emozioni. Gli attori erano un po’ stanchi e soprattutto anche io ero in panico perché ho subito un brutto calo di voce. Dalle 7 del mattino abbiamo lavorato montando le scene: eravamo stanchissimi, ma alla fine, da dietro al sipario, li ho osservati e sono andati tutti benissimo, soprattutto lei, la protagonista, che spesso non osservo perché si emoziona, ma guardo sempre come recita e come si comporta in scena: è stato bellissimo. Dal punto di vista negativo invece potremmo migliorare varie cose: io cerco di lavorare molto con le emozioni con la compagnia, ma il nostro punto debole sono le prove, quelle bisogna farle sempre. Con il musical volevo trasmettere la grinta delle canzoni degli ABBA e tutto il loro fascino che è sempre attuale. E poi questa ricerca psicologica della protagonista che ricerca le sue origini, un contatto con la madre, le sue radici. E poi per finire l’amore che termina il cerchio. La famiglia non è un uomo e una donna; la famiglia è semplicemente dove c’è amore».

Cast Mamma mia
Cast Mamma mia

Giusi Boemio, come si diventa scenografa?

«Diciamo che nasco nell’arte. Mio padre insegna all’Accademia discipline pittoriche e quindi tutto ciò che conosco di artistico, che viene al di fuori della compagnia, lo porto con me. Quindi ciò che conosco di tecnico per quanto riguarda la pittura lo imparo e lo esercito sempre, anche se è completamente differente dal mio percorso di studi che è Scienze Politiche; la passione è questa: sviluppare l’arte nonostante tutto.»

Come ha realizzato la scenografia?

«Il materiale maggiormente utilizzato per Mamma mia è stata la carta igienica. Un’impresa, per le pareti che si girano. Il fondale poi è stata un’idea che mi è venuta guardando ogni particolare, in quanto sono un po’ maniacale anche nei dettagli. Il risultato finale è stato molto buono; il rivestimento è stato un po’ problematico: prima il cartone, poi polistirolo, poi in spugna, ma non rendevano. Pian piano poi, facendo dei bozzetti, dei modellini, è venuta fuori l’idea finale.»

Lei ha anche ballato?

«Sì ho danzato. Improvviso un po’ in quanto nasco come artista di strada: lavoro con il fuoco e faccio spettacoli di fuoco nella vita reale. Se devo pensare alla mia vita la penso nell’arte: con i quadri, con la pittura, con i giocolieri, infatti ho insegnato anche in una scuola circense con i bambini per un progetto di ludoterapia a favore dell’infanzia. Proprio per questa mia passione ho interpretato la Sposa Nera.»

C’è differenza tra il pubblico di sala e quello di strada?

«Mi impressiona di più esibirmi di fronte un pubblico da palco invece che con un pubblico da strada. Per esempio al Politeama ero emozionatissima, ero in panico: il teatro è grande, le quinte sono immense, il palcoscenico è enorme e solcarlo con la mia compagnia è stato molto importante. Da sola sul palco è ancora più emozionante che con un gruppo. Ormai siamo una famiglia, si è creata un feeling, un’amicizia bella, un po’ come la grande famiglia allargata di Sophie. La soddisfazione più grande per me è stata proprio la scenografia: nessuno direbbe che un risultato così bello è stato fatto con un materiale così povero».

In prima fila Salvatore De Caprio
In prima fila Salvatore De Caprio

Salvatore De Caprio è solo un coreografo?

«Sono coreografo e ballerino, ho studiato danza per insegnarla. Poi ho cominciato a studiare Ingegneria delle Telecomunicazioni, però a un certo punto ho cominciato a lavorare nel campo della moda e questa scelta lavorativa mi soddisfa molto: sono responsabile del settore ‘uomo’ di una grande azienda di abbigliamento e quindi mi occupo dell’esposizione della merce e del ‘visual’. Per quanto riguarda la coreografia mi sono ispirato al musical, ma alcuni passi non mi piacevano, così li ho reinventati. Volevo trasmettere belle emozioni con la danza tenendo però conto del fatto che non avevo a mia disposizione ballerini professionisti, ma ballerini amatoriali. La compagnia infatti è nata così, tra amici, conoscenti, sentito dire e intrecci vari; abbiamo anche fatto qualche casting su internet per ricercare persone»

In cosa voleva differenziarsi dal musical originale?

«Quello che volevo trasmettere è il momento di gioia corale che un po’ manca all’originale. Tutto era troppo concentrato sui personaggi e rischiavamo di frammentare le personalità; ho voluto aggiungere proprio per questo dei momenti corali atti a trasmettere la gioia di gruppo, tutti insieme. Infatti non ho preteso molto a livello tecnico, perché ho preferito privilegiare il risultato finale, montando delle coreografie più semplici alla portata di tutti. Ho cercato quindi di tutelare le persone; come mi ha insegnato una mia docente, noi ballerini lavoriamo con il corpo, quindi dobbiamo tutelare le persone che abbiamo di fronte. E’ stato molto belle anche organizzare le prese con le ragazze, anche sapendo che abbiamo fisici differenti, quindi ognuno ha dei punti critici su cui bisogna lavorare»

E’ andata tutto bene al Politeama?

«Avrei preferito ci fosse più energia positiva e meno tensione. Talvolta qualche interprete aveva un’agitazione tale da non riuscire a calarsi nel personaggio da interpretare. La tensione ci dev’essere, è importante, perché vuol dire che recitare ti emoziona; se non ci fosse non ci sarebbe il musical, però in futuro, la compagnia deve sviluppare la capacità di incanalare l’energia verso la giusta direzione per ottenere così risultati sempre migliori. Il finale è stato invece perfetto, bellissimo; è stato lo sfogo in cui abbiamo dato il 100% e c’era una soddisfazione enorme. Io ero sul palco e sentivo dietro di me, dalle quinte, un’energia forte di tutti. Speriamo di ripeterlo all’Augusteo».

 

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