A pochi giorni dal 25 maggio, cioè dal voto che chiama il popolo a eleggere anche gli europarlamentari, l’Italia risulta essere tra i paesi con una percentuale più elevata di assenteismo al Parlamento Europeo di Bruxelles e Strasburgo. Su 28 Stati Membri, l’Italia, con il 78,68% di partecipazione ai lavori in aula, precede per presenza e produttività soltanto Cipro, Grecia, Lituania e Malta. I risultati analizzati riguardano non solo la partecipazione degli eurodeputati ai banchi di lavoro, ma anche il numero di interventi in seduta plenaria, le interrogazioni parlamentari, le relazioni, le dichiarazioni scritte e le proposte di risoluzione.
Su un totale di 766 deputati del Parlamento Europeo, l’Italia ne conta 73, di cui 34 appartengono al Partito Popolare europeo, cioè il partito democratico cristiano; 23 al gruppo dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici, in cui confluiscono i rappresentanti del Pd; 8 al gruppo Europa della libertà e della democrazia, che raccoglie gli euroscettici; 4 al gruppo dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa; e infine 2 all’Ecr, cioè i conservatori e i riformisti.
Gli europarlamentari italiani sarebbero quindi degli assenteisti cronici, ma con stipendi ugualmente intascati poiché lo statuto dei parlamentari europei accetterebbe le possibili assenze ingiustificate. Il compenso standard è di circa 6700 euro, al quale si aggiungono 4000 euro di rimborsi, principalmente per le spese telefoniche, e 23 mila euro per coprire le spese per gli assistenti parlamentari e per la segreteria. In cima alla classifica degli assenteisti troviamo Gino Trematerra dell’Udc, presente a 38 votazioni su 100; lo seguono Ciriaco De Mita, sempre dell’Udc, con il 49% di presenze, Sonia Alfano con il 51% di presenze e Clemente Mastella, presente a 53 votazioni su 100. I dati sono ufficiali, provengono dal sito Votewatch e sono stati confermati dallo stesso Parlamento Europeo.
