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Panni stesi all’aperto: a Napoli tutto è tradizione

I panni stesi all’aperto rappresentano uno dei tanti tratti caratterizzanti di Napoli. Colore, bellezza, tradizione, storia e condivisione, sono solo alcuni degli elementi che rendono unica la città.

Quella dei panni stesi all’aperto è l’essenza dell’anima napoletana. Un tratto caratteristico della città.

Basterà alzare gli occhi al cielo e si potrà notare un tripudio di colori, forme sventolanti, tessuti, che fanno volare l’immaginazione.

Si può dire che i panni stesi nei vicoli siano l’immagine dell’identità collettiva di Napoli, dei suoi vicoli, delle piccole stradine dove il tempo sembra essersi fermato.

In realtà, non tutti sanno che stendere il bucato in quel modo è una tradizione storica di origine medievale che segue sempre le medesime disposizioni.

Panni stesi all’aperto: tra usanza e storia 

I vestiti lavati vanno battuti per far sgocciolare l’acqua in eccesso, ma anche per distendere i tessuti evitando eventuali pieghe e poi stesi al sole seguendo un preciso schema mentale che ogni donna napoletana non può non conoscere.

I cosiddetti panni lunghi vanno posizionati sui fili (solitamente corde di nappa) più esterni, e si procede gradualmente poi con quelli più corti, dunque magliette e biancheria intima che deve essere ben nascosta. Dalla strada, coloro che osservano, solitamente tanti turisti attratti da questa “strana usanza”, vedranno pantaloni, camicie, magliette, maglioni, felpe, pantaloncini, ma mai pezzi di biancheria intima, ben nascosti tra i capi lunghi e quelli più corti.

Solitamente le corde dove vengono stesi i panni ad asciugare si uniscono a due balconi, posti uno di fronte all’altro. Ma non sempre è così. In questo caso dipende dal rapporto che vige con la propria dirimpettaia e le corde si useranno in modo condiviso.

Dunque, nonostante l’ordinanza comunale, subito ritirata, è indubbio che quei panni stesi lungo i vicoletti della città rappresentano un elemento coreografico, stendardi che donano luce e colore, delle vere e proprie “scenografie” senza tempo.

Ma soprattutto, quei panni stesi all’esterno, spesso per questioni di spazio, sottolineano un messaggio di fondamentale importanza: l’incontro tra lo spazio interno e quello esterno, ammettere che il “fuori” è casa come il “dentro“.