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Palestina, nuovo rapporto Onu

 

Una lista presentata qualche giorno fa, presso gli uffici dei diritti umani dell’Onu, più di 94 aziende israeliane operanti in 18 paesi sparsi per il mondo che hanno contatti con le colonie ebraiche nella Cisgiordania occupata palestinese.

 

Dati svelati che hanno suscitato due opposte reazioni: una vittoria del diritto internazionale per i palestinesi, e la rabbia invece di Tel Aviv che ha considerato il rapporto totalmente fazioso e ininfluente. Rabbia che chiarisce senza alcun dubbio la portata di quanto è stato svelato: lo stato di Israele teme che le aziende comparse nel rapporto Onu, possano essere suscettibili di boicottaggio da quanti sostengono la causa palestinese. Netanyahu, si è mostrato prontamente indignato, sottolineandone la faziosità e l’eventuale fango gettato sul nome d’Israele, dello stesso avviso anche il ministro degli esteri Israel Katz, esprimendo forte opposizione alla pubblicazione di tale documento, preoccupato che quest’ultimo possa fomentare l’astio in tutti i gruppi politici anti-israeliani.

 

Michelle Bachelet, alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, si dichiara consapevole che la questione è e sarà sempre un po’ controversa, ma chiarisce anche che tale rapporto non sarà una black list, né qualifica tali compagnie come illegali.

 

Certo è che, tra le aziende indicate compaiono alcuni colossi come Airbnb, Cheerios già nei mesi scorsi nell’occhio del ciclone.

Finora silente Washington, che il 18 novembre scorso ha dichiarato le colonie israeliane in Cisgiordania, non ì illegali, ma parte integrante dello stato d’Israele, rientrando nel ” Piano del Secolo”.

Per Riyad Al-Malki ministro degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese, la pubblicazione del rapporto ha rappresentato una vittoria del diritto internazionale, dichiarandosi apertamente favorevole alla chiusura, di tali aziende che con la loro presenza rappresentano la contraddizione di tutte le risoluzioni internazionali, in difesa dei diritti dei palestinesi.