“E così, Carlo III, decise che lì sarebbe sorto un grande Palazzo, per dare un tetto a tutti i poveri di Napoli” così i libri di storia ci hanno raccontato come nacque Palazzo Fuga, e i veri napoletani che conoscono la storia sanno cosa rappresenta il ‘Serraglio’ o il ‘Reclusorio’, talvolta così denominato dai Partenopei.
Nel 1747 Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli per il programma di rinnovamento edilizio settecentesco, con il preciso incarico di progettare il Real Albergo dei Poveri, volto ad accogliere le masse dei senzatetto che sin da allora popolavano le piazze.
Purtroppo, osservando lo stato attuale delle cose, chiunque esclamerebbe che tal progetto non è mai stato ultimato, e il dottor Dario Marco Lepore, storico dell’arte e pubblicitario, mosso da puro amore per la cultura e per la sua città, sta dando vita ad un progetto davvero molto ambizioso.
Dott. Lepore, cosa si prefigge di ottenere il suo progetto?
«Napoli possiede un patrimonio artistico, storico e culturale enorme, non inferiore alle grandi città Europee, e le bellezze che abbiamo qui sono di lunga più splendide di quelle racchiuse nei grandi Musei Internazionali sparsi in tutto il mondo. Il Palazzo Fuga è una vera e propria risorsa mai sfruttata: 103mila metri quadri di estensione meritano di essere uno stendardo per l’Arte, e non un palazzone restaurato al 40%; ci sono tantissimi ambienti interni, sale, arredi, computer, scaloni che attendono di essere svelate al pubblico, ed il Comune di Napoli non può restarne indifferente.»
Il dott. Lepore sta facendo conoscere il suo progetto autonomamente, organizzando incontri con Associazioni artistiche, comitati e conferenze in tutta Napoli, per cercare donazioni e firme. L’UNESCO ha stanziato circa 100 milioni di euro solo per il territorio partenopeo: «Questa volta la Sovrintendenza non potrà tardare a dare il suo aiuto» commenta speranzoso il dott. Lepore.
Dott. Lepore, cosa intende per ‘Louvre Napoletano’?
«Palazzo Fuga può tranquillamente aspirare a divenire il nuovo Louvre, e Napoli potrebbe vantare uno dei più grandi patrimoni artistici del mondo. Soltanto se si pensa a quante migliaia di ricchezze giacciono abbandonate nei magazzini dei Musei, e non parlo solo di quadri, ma anche di corredi sacri, di statue, sculture, materiali e gemme preziose che il pubblico non conosce; senza contare che questo progetto porterebbe anche tanto lavoro: il 10% della struttura verrebbe adibita a servizi per il pubblico, vale a dire bar, ristoranti, bookshop, negozi di souvenir e prodotti tipici napoletani. Senza contare che ciò apporterebbe agli albergatori grandi e frequenti introiti economici»
Un grande edificio storico quindi che fungerebbe da grande contenitore per la storia, per l’arte, eco di richiamo per i turisti, perché Napoli potrebbe vivere solo di turismo, ed è questo che i napoletani, i veri amanti della loro città, gli storici, gli archeologi sperano che accada a questo grande palazzo; ed è questo che i politici ed i ministri partenopei dovrebbero impegnarsi a realizzare: dare una nuova immagine, un nuovo volto a Palazzo Fuga, il quale, in origine, doveva stagliarsi come un’icona di “modello rinascimentale”, così come asserivano D’Arbitrio e Ziviello.