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Oscar Wilde: Napoli come rifugio di un amore “flagellato”

Oscar Wilde drammaturgo, saggista e poeta irlandese dell’età vittoriana, personalità fuori dal comune, amata ed odiata al tempo stesso, scelse Napoli come rifugio, in un particolare momento della propria esistenza.

Oscar Wilde: Napoli come rifugio d’amore

Il celebre autore, giunse nella città partenopea, insieme al lord Alfred Douglas, detto Bosie, fragile giovanotto del quale s’innamorò. 

Dopo un breve ed intenso soggiorno a Napoli, la coppia si trasferì presso Villa Giudice, in via Posillipo.

In quel periodo Oscar Wilde stava lavorando alla sua celebre opera “Ballata del carcere di Reading“; nonostante egli dichiarò più volte, di non riuscire più a scrivere, fortemente turbato dalla prigionia, a causa della dichiarata omosessualità, all’epoca illegale.

Napoli rappresentava per lui e per Bosie, un posto tranquillo, dove respirare aria buona e vivere felicemente, ma soprattutto lontano dagli occhi critici dei suoi amici che non vedevano di buon occhio il suo “folle” amore.

Un aspetto molto importante del soggiorno napoletano di Oscar Wilde, riguarda quel fascino che ammaliava lo scrittore; egli era fortemente attratto dall’Italia, dalle sue bellezze, ma Napoli in particolar modo racchiudeva in sé: mitologia, cultura, arte, storia, tradizione e suggestione.

Un vero e proprio “caso Wilde”

Lo scenario partenopeo non valse a molto, infatti, dopo poco, i dogmi propri della società del tempo, lo raggiunsero anche lì. Nonostante lo scrittore irlandese fosse giunto a Napoli usando uno pseudonimo, la stampa cominciò presto a parlare della sua presenza in città.

Anche l’altrettanto celebre scrittrice e giornalista Matilde Serao ne scrisse, additando Wilde come “pervertito” e sottolineando quanto la sua relazione con Bosie fosse in realtà un “flagello d’amore”.

Come hanno più volte sottolineato gli storici ed i critici del tempo, fu difficile mantenere il riserbo, soprattutto perchè sin da subito, Wilde aveva frequentato i salotti letterari più in voga in quel periodo, speranzoso che qualcuno potesse tradurre le proprie opere.

L’attacco giornalistico che subì il drammaturgo irlandese, ebbe delle forti ripercussioni sulla cultura del tempo, tant’è che ancora oggi si parla di “caso Wilde”.

Ciò che maggiormente sorprende è l’astio e soprattutto la durezza con le quali Matilde Serao attaccò Oscar Wilde. Nonostante siano trascorsi tanti anni dalla pubblicazione di quell’articolo (un attacco diretto) tra le righe di quanto fu scritto, si legge ancora un velo di ipocrisia.

Sullo sfondo Napoli, città vivace e gioiosa e al contempo, dirimpetto il volto di una realtà ipocrita che ancora nascondeva determinate cose.

Un amore osceno per l’epoca durante il quale fu vissuto, una relazione persino definita malata. 

Fu così che Wilde passò dall’esser poeta, drammaturgo e romanziere di fama mondiale ad esser l’emblema dell’omosessualità.

Posillipo dava una speranza in più ai due innamorati, nonostante i genitori li minacciassero continuamente. Ben presto infatti, con grande rammarico Bosie dovette abbandonare il suo amato Wilde, impaurito dalle minacce della famiglia.

Wilde rimase solo, a fargli compagnia l’eco del mare e la inesorabile bellezza di Napoli.

Grazie alla fama ottenuta all’epoca, ancora oggi si può contare su molteplici critiche relative alle sue opere, le quali forniscono un’ampia analisi di esse e al suo pensiero.