Open Arms, la deposizione del leader dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, era la più attesa. L’ambito è quello del processo che vede coinvolto Matteo Salvini.
Giuseppe Conte era capo dell’esecutivo quando Salvini, allora ministro dell’interno, negó lo sbarco dei migranti a bordo della nave spagnola Open Arms.
Il processo, in corso a Palermo, ha visto oggi Conte protagonista di una deposizione che tutti aspettavano.
Da quanto è trapelato, il leader pentastellato avrebbe preso le distanze da Salvini, negando ogni coinvolgimento nella vicenda.
“Eravamo nella fase annunciata della crisi di governo, escluderei una maggiore occasione di dialogo visto il clima che si era instaurato”. Il riferimento è ai giorni precedenti alla caduta del governo gialloverde, formato dall’alleanza tra il M5s e la Lega di Salvini.
Inoltre, ha proseguito Giuseppe Conte: “C’era un clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del consiglio debole sul fenomeno immigratorio mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione di rigore, questo era il clima politico di quel periodo”.
La situazione dell’Open Arms fu molto complicata e infatti proprio dal processo emergerebbero alcuni particolari importanti che la difesa del principale imputato, Matteo Salvini, annuncia di avere a disposizione.
La nave fu bloccata per circa venti giorni, nell’agosto del 2019, al largo delle coste siciliane in attesa di un porto dove approdare con 147 migranti a bordo.
Sostanzialmente le soluzioni possibili erano o la richiesta di redistribuzione, oppure la cosiddetta pratica per concedere il porto sicuro.
Proprio al meccanismo della redistribuzione si è riallacciata l’avvocato di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, che a tal proposito ha dichiarato: “Credo che il meccanismo della redistribuzione sia fondamentale per comprendere che non si tratta di ritardi nello sbarco ma solo di momenti diretti a individuare quale può esser una redistribuzione”.
Una situazione piuttosto ingarbugliata, all’interno della quale si avvicendano dichiarazioni da parte di personalità politiche ancora al governo ed ex ormai “fuori gioco”.
A testimoniare a Palermo, era presente anche Luigi Di Maio, ex pentastellato, che all’epoca faceva parte dell’esecutivo e che ha parlato di “Scelte (da parte di Salvini naturalmente) fatte per ottenere consensi”.
Open Arms e la questione immigrati
In realtà la questione migranti ha sempre fatto discutere, sia gli stessi politici che i cittadini stessi, chi spinto da ideologie etiche, chi da motivazioni di carattere sociale. Ancora oggi la vicenda delle navi alle quali prestare soccorso e le modalità non sono chiare.
Ricordiamo che prima dell’udienza tenutasi ieri a Palermo, Salvini ha scritto su Facebook:
Prima dell’udienza, con un post su Facebook Salvini aveva scritto: “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”.
Per quanto concerne il processo Open Arms, nell’ambito del quale Salvini ha dichiarato di essere stato incriminato per “Difendere il Paese”, bisognerà attendere la prossima udienza il 24 marzo.
In quella data si svolgerà un approfondimento delle vicende legate alla presenza del sottomarino della Marina militare nella zona dei soccorsi, con la deposizione dei consulenti di accusa, difesa e parti civili e di Oscar Camps, armatore di Open Arms.