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Omar Mateen: il killer della sparatoria di Orlando

Il 12 giugno del 2016 si è consumata una terribile sparatoria in un locale gay di Orlando, in Florida. La discoteca Pluse fu presa d’assalto da un terrorista islamico. L’uomo, Omar Mateen, era una guardia giurata. Mateen era americano, figlio di genitori afgani. L’uomo era in possesso di ben due porti d’armi: una di categoria D, destinata ai privati che svolgono funzione di security officer e l’altra di categoria G.

Omar Mateen, la strage nella discoteca di Orlando

Mateen ha fatto irruzione durante la notte del 12 giugno nel locale di Orlando, con sé aveva una pistola e un fucile mitragliatore d’assalto. Subito dopo l’ingresso in discoteca, il terrorista ha aperto il fuoco sulle persone che stavano ballando. Dopo essersi rifugiato nella discoteca e aver trattenuto diversi ostaggi per ore, l’aggressore è stato ucciso durante un conflitto a fuoco da un agente di polizia.

Fuori dal locale, poco prima della morte di Mateen, l’inviato di una tv americana riferì di aver udito una forte esplosione. Quest’ultimo ipotizzò la presenza di un ordigno preso in custodia dalla polizia. Effettivamente le forze dell’ordine giunsero sul luogo dell’attacco con dei cani addestrati.

In seguito la notizia venne confermata dalle forze dell’ordine. Gli agenti dichiararono che l’assalitore aveva un fucile, una pistola e un ordigno esplosivo. Un secondo possibile ordigno si trovava nell’auto di Mateen. Ulteriori indagini degli Agenti dell’FBI e della polizia americana hanno portato alla perquisizione della casa del terrorista a Fort Pierce, in Florida, dove non furono rinvenuti altri ordigni.

Le dichiarazioni del padre del killer e l’odio per gli omosessuali

Secondo diverse testimonianze, tra le quali quella del padre del killer, Saddique Mateen, la molla che avrebbe fatto scattare la furia dell’uomo sarebbe stata un bacio tra persone dello stesso sesso. All’epoca dei fatti, Saddique dichiarò che il figlio avesse manifestato più volte comportamenti violenti nei confronti di persone omosessuali.

A poche ore dalla strage, lo Stato islamico pubblicò un messaggio attraverso uno dei canali utilizzati dal Califfato, l’Amaq news agency, che definì Mateen un loro fiero combattente.