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giovedì, 21 Settembre 2023

Obama in Asia. Sfida alla Cina

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Il presidente americano Barack Obama, durante il suo viaggio istituzionale in Giappone, prima tappa di un lungo tour asiatico che lo porterà in Corea del Sud, Filippine e Malesia, non ha risparmiato commenti al veleno nei confronti del governo cinese sulla questione della sovranità delle Isole Senkaku.

Le isole, appartenenti al Giappone, sono entrate nel mirino della Cina che ne rivendica la sovranità. Il presidente americano senza troppi giri di parole ha lasciato intendere le linee guida che seguirà la politica americana, affermando di sostenere l’alleanza tra USA e Giappone e di essere pronto a opporsi con qualsiasi mezzo contro chi mina l’amministrazione dei giapponesi sulle Isole Senkaku. Dichiarazioni simili sono state rilasciate anche dall’ex segretario di stato Hillary Clinton e dall’attuale segretario della difesa Chuck Hagel.

Il viaggio di Obama in Asia si rivela ricco di insidie. Sulla tournée pianificata per poter riequilibrare le politiche americane a est, aleggia lo spettro della Cina. Anche se quest’ultima non è tra le destinazioni del presidente degli Stati Uniti, fa sentire costantemente la sua pressione. Obama è in Asia alla ricerca di alleanze forti e stabili, vista anche la delicata situazione in Europa aggravata dalla frattura tra Ucraina e Russia.

Il presidente americano a Tokyo è stato accolto come un divo di Hollywood. In compagnia del primo ministro giapponese, Shinzo Abe, è andato a cena in un noto ristorante della capitale e fuori al locale è stato accolto dai flash di un centinaio di curiosi. Meno piacevoli dal punto di vista diplomatico si prevedono i viaggi in Corea del Sud e nelle Filippine. Ma se in Corea del Sud Obama dovrà affrontare il delicato tema della denuclearizzazione ancora non avvenuta della Corea del Nord, nelle Filippine la situazione è ancora peggiore: in questi giorni a Manila, la capitale dello Stato, circa 100 manifestanti anti Obama si sono radunati presso l’Ambasciata degli Stati Uniti per protestare contro un patto di sicurezza che prevede l’aumento della presenza militare americana nelle Filippine.

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