venerdì 19 Aprile, 2024
12.4 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

O’ munaciello: storia di un’antica leggenda napoletana

O’ munaciello, spirito della tradizione napoletana, ha una storia antichissima. Lo spiritello leggendario, portatore di sciagura o di fortuna, giocoso e allo stesso tempo dispettoso, è parte integrante di quell’universo di maschere e figure a metà tra il bene e il male della tradizione partenopea.

La sua storia, avvolta dal mistero, ha origini che si perdono nel corso dei secoli. La raccolta “Leggende Napoletane” di Matilde Serao, racconta la vicenda di un bambino deforme e sfortunato, venuto al mondo nel 1445.

Il bambino nasce, secondo la leggenda, dall’amore ostacolato di Caterina Frezza, la figlia di un mercante di panni, e Stefano Mariconda, un nobile garzone. I due tentarono in ogni modo di fare approvare il loro amore alle rispettive famiglie ma quella di Stefano in particolare, parte di una borghesia definita dalla Serao “gonfia e snob”, non voleva assolutamente che i due contraessero matrimonio.

Il giovane Stefano, folle d’amore per Caterinella, fuggiva tutte le sere per incontrarla avvolto da un mantello scuro. Una di queste sere, però, purtroppo il giovane fu aggredito e lanciato giù da una lunga scalinata, forse proprio dalla sua famiglia.

La storia racconta che il suo cadavere, ripudiato dai genitori, restò in strada per un giorno e una notte, finché la famiglia di Caterinella ne ebbe pietà e decise di seppellirlo.

Caterina Frezza, una volta appresa la morte del suo amato Stefano, impazzì di dolore. Scappò di casa per andare a vivere in convento dove portò avanti la gravidanza frutto della loro unione.

Le monache ebbero pietà di lei e le consentirono di crescere il bambino. Il piccolo, però, non sembrava crescere affatto. Aveva grandi occhi languidi, il viso smunto e pallido, la testa sproporzionata rispetto al corpicino. Nonostante il passare degli anni, il figlio di Carerina proprio non cresceva.

Caterinella, preoccupata per la salute del bambino, fece voto alla Madonna e, da quel momento, gli fece sempre indossare un saio col cappuccio. Il voto, però, non cambiò affatto le sorti del figlio: il piccolo munaciello, allevato tra le monache, non crebbe mai.

Così, tutti, tra i vicoli di Napoli cominciarono a chiamarlo così: “o’ munaciello”. Caterina, poi, Frezza morì di morte naturale lasciando il piccolo monaco solo al mondo.

Ebbene, si racconta che egli da un giorno all’altro sparì nel nulla.

Tra i vicoli si sussurrava che il diavolo stesso lo avesse trascinato via per i capelli. Dalla sua sparizione, o’ munaciello cominciò però ad apparire furtivamente negli angoli più inaspettati di Napoli per fare dispetti. Ogni volta che un vaso cadeva, che dell’olio veniva rovesciato, che qualcuno inciampava, per ogni tipo di piccola disgrazia, il dispettoso munaciello – additato, temuto, amato – venne additato come nascosto responsabile.

Il “bambino trattato dal mondo come un adulto” in fondo non resta che un bambino dispettoso: è per questo che donne e uomini continuano ad invocarlo in cerca della sua protezione per la fertilità e per trovare l’amore.

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.