domenica 01 Dicembre, 2024
14.1 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

“Non discutiam di loro, ma guarda e passa”: gli ignavi danteschi oggi come allora

 “Non discutiam di loro, ma guarda e passa…” questo celebre verso dantesco, divenuto parte delle nostre vite con una piccola variazione nella primissima parte, arriva terzo canto dell’Inferno. Ma cosa vuol dire? E a chi si riferisce?

  “… guarda e passa “: ma chi? E perché?

Dante e Virgilio incontrano, prima ancora di entrare nell’inferno un gru di uomini il cui peccato è indegno anche dell’Inferno.

Sono coloro che nella loro esistenza non hanno mai preso una posizione, non hanno mai scelto, non si sono mai esposti.

Dante apre ad un discorso filosofico molto sottile.

In pratica il Sommo Poeta restituisce una certa dignità ai peccati ai peccatori.

Come se decidere scientemente di peccare richiede un coraggio tale da far si che chi commette peccato si guadagni un biglietto di sola andata per i gironi infernali, una posizione di penitenza ricca di dignità.

Eh sì per Dante gli ignavi hanno così poca importanza da non meritare nemmeno le parole, di cui il poeta ha fatto una sua ragione di vita.

Dall’altra parte Dante è uno che non si è mai tirato indietro esponendosi senza remore in ambito politico.

Un modo di fare che gli costò non pochi problemi e che gli valse il rimprovero di Boccaccio nella stesura della prima biografia di Dante.

Gli ignavi di Dante ai giorni nostri

Oggi come allora ci sono persone che meritano di finire tra gli ignavi.

Sono coloro che decidono di non interessarsi ai problemi del nostro tempo, ad esempio ai cambiamenti climatici o all’inquinamento dei mari ma anche coloro che decidono di coprire attività criminali.

Nel nostro tempo però l’aforisma  “non ti curar di loro, ma guarda e passa ” si usa principalmente nei confronti di coloro che, spesso mascherati da uno schermo, danno origine a crudeltà nei confronti degli altri, offendendo e ferendo il mal capitato di turno.

Nascondersi dietro una tastiera equivale a non esporsi affatto, dimostrando la stessa codardia degli ignavi di Dante, quindi ugualmente immeritevoli del nostro interesse.