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sabato, 25 Marzo 2023

No Look, Lucianino contro Puskas

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Alessandro Montano
Aspirante giornalista sportivo distante un pallone dalla normalità. Crede in un Calcio fatto di domeniche in gradinata e di partite "sventurate" tra amici. Passione, divertimento e spirito di aggregazione la Trinità da rispettare. Sogna di diventare una delle grandi voci della comunicazione sportiva.

Ci sarebbe una canzone che ci aiuterebbe a capire e ad introdurre perfettamente questo terzo appuntamento con No Look: Heroes di David Bowie. Il ritornello è uno dei più celebri della musica mondiale e recita “We can be heroes, just for one day” che tradotto per chi non dovesse masticare la lingua anglosassone, significa “Possiamo essere eroi, anche solo per un giorno”.

Ecco, se non vorrete credere ai versi del Duca Bianco David Bowie, almeno provateci tramite l’incredibile storia di Luciano Corsinovi, giovane portiere degli Allievi dell’Empoli che il 23 gennaio 1958 fermò in amichevole quel Ferenc Puskas, attaccante della grande Ungheria degli anni ’50 e del Real Madrid degli anni ’60.  Una domanda è obbligatoria: come ci è finito Ferenc Puskas in un amichevole contro gli Allievi dell’Empoli? Arretriamo di un paio d’anni. A metà degli anni ’50, le condizioni di vita all’interno del paese ungarico erano a dir poco sconfortanti ed il malcontento popolare era alle stelle. Nel 1956 si realizzò una manifestazione pacifica organizzata dagli studenti a Budapest, in protesta ai criteri d’accesso all’università e all’occupazione sovietica ormai sgradita da gran parte del paese. La polizia tentò di far disperdere la folla tramite l’uso di lacrimogeni, riuscendo anche nell’arrestare qualche manifestante. Quando, però, il resto dei presenti cercò di liberare alcuni degli arrestati, la polizia decise di far fuoco sulla folla. L’insurrezione popolare fu imminente e la Rivoluzione Ungherese ebbe vita. Fu un periodo di stragi e atrocità, eppure il calcio non smise di continuare. L’Honvéd, capitanata da Ferenc Puskas (creduto addirittura morto durante la rivoluzione) fu impegnata nella trasferta di Coppa Campioni contro l’Athletic Bilbao. Dopo la sconfitta esterna, si decise che il ritorno si giocasse a Bruxelles, lontano dagli scenari di guerra che ormai caratterizzavano Budapest e gran parte dell’Ungheria di quel tempo. La partita finì in pareggio, determinando quindi l’eliminazione dell’Honvéd dalla Coppa. C’è un solo problema: i giocatori non vogliono tornare in patria. Così, dopo alcune tournée in giro per il mondo, i calciatori ungheresi decisero ognuno di prendere la propria strada, cercando fortuna in qualche club europeo. Ferenc Puskas sbarcò a Bordighera, sulla costa ligure. Il magiaro fece provini con Juventus ed Inter, ma fu scartato per via dei suoi 31 anni e per la sua forma fisica non più smagliante. Inoltre, la pesante squalifica impostagli dalla FIFA dopo il suo rifiuto a tornare in Ungheria, non aiutò di certo la ricerca di un club candidato. Intanto gli si avvicinò un tale Renato Bonardi, dirigente di una piccola squadra toscana, il Signa 1914, e persona molto vicina alla dirigenza della Fiorentina. Uomo dotato di grande carisma e simpatia, Bonardi cercò in tutti i modi di portare Puskas in maglia viola, ma l’unica cosa che riuscì a strappare al fenomeno ungherese fu la sua partecipazione ad una amichevole. Già, Ferenc Puskas indosserà almeno per una partita la maglia numero dieci dei canarini del Signa 1914. Ed ecco allora che la nostra storia arriva al punto di partenza, al 23 gennaio 1958. In un campo nei pressi della stazione ferroviaria, il Signa 1914 e gli Allievi dell’Empoli si diedero incontro. La folla entusiasta e numerosa osservava uno dei giocatori più forti, se non il più forte, dell’epoca schierato in campo al fianco di operai, carpentieri, elettricisti e ferrovieri. La partita terminò 3-0 per il Signa, ma a differenza di quello che si possa presumere Puskas non andò a rete nemmeno una volta. Il complice e il colpevole fu uno soltanto: il diciassettenne portiere empolese Luciano Corsinovi, che in ben quattro occasioni sventò miracolosamente le conclusioni al fulmicotone del magiaro, guadagnandosi a fine partita i complimenti sinceri dello stesso Puskas.

 Un aneddoto da raccontare ai nipotini e un caffè pagato in qualunque bar di Empoli perché se fermi uno che di gol in vita sua ne ha fatti, infondo, sei un eroe. Anche, solamente, per novanta minuti.

 Oh, ma ti ricordi quando il Lucianino

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