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venerdì, 1 Dicembre 2023

No Look, il derby di Avellaneda

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Alessandro Montano
Alessandro Montano
Aspirante giornalista sportivo distante un pallone dalla normalità. Crede in un Calcio fatto di domeniche in gradinata e di partite "sventurate" tra amici. Passione, divertimento e spirito di aggregazione la Trinità da rispettare. Sogna di diventare una delle grandi voci della comunicazione sportiva.

Lo sport in genere, in particolare il calcio è capace di regalarci rivalità al di fuori di qualunque realtà. E’ capace di regalarci sfide mosse da così tanto fervore, da così tanta foga agonistica da rasentare quasi un’efferata e gratuita violenza sportiva. Mettiamola così alle spalle di qualsiasi rivalità ci sono sempre motivi superiori a quelli calcistici, come vecchie ruggini politiche, discrepanze tra i rispettivi tenori di vita o semplice odio ideale verso un determinato gruppo sociale.
Qui no, conta solo la pelota. Per carità, ci sono derby, clasicos, stracittadine e quant’altro, ma in questa zona di Buenos Aires nulla rientra nel parametro dell’ordinario. L’Avellaneda è una mondo a parte.

Personalmente, credo che se ci sia una partita, un evento sportivo che possa essere sinonimo del termine “fratricidio”, quello è sicuramente il derby de Avellaneda tra il Racing Club e l’Indipendiente. Perché? Beh, da dove cominciare. Partiamo dalla base, ovvero non si tratta di un’ordinaria stracittadina, ma di una rivalità di quartiere. Lo stadio del Racing, El Cilindro, dista a soli 300 metri da quello dell’Indipendiente, El Libertadores de America. Gli stadi letteralmente si guardano e in quel contesto sociale, in quelle determinate condizioni, la scelta di supportare l’una o l’altra fazione dell’Avellaneda può incredibilmente influenzarti la vita. E’ una sfida capace di dar vita a storie ed aneddoti surreali. Il fratricidio sportivo, come l’ho definito precedentemente, viene rappresentato al meglio dalla storia di due fratelli, dei quali probabilmente avrete sentito parlare: Diego e Gabriel MilitoEcco, dopo aver passato un’infanzia a giocare per la stessa maglia, i due si dividono. Diego, attaccante, va al Racing, mentre Gabriel, difensore, va all’Indipendiente. Ognuno diventa leader e stella del rispettivo club, ma quando all’Avellaneda c’è il derby non c’è legame sanguigno che tenga. Nel 2003, i due durante la partita vennero addirittura alle mani con l’arbitro incapace di dividerli in qualsivoglia modo, mentre i due si strattonavano e si offendevano a vicenda.

Un altro aneddoto che questa sfida ci ha regalato è l’incredibile leggenda de “lo sietes gatos negros”. Stando a quanto si dice, nel 1967, mentre il Racing era in trasferta per la finale di Coppa Intercontinentale contro il Celtic (vinta poi dagli argentini), alcuni tifosi dell’Indipendiente si intrufolarono all’interno del Cilindro e seppellirono al suo intorno sette gatti neri. Da lì in poi, tra mille sfortune e assurde disgrazie, il Racing fino al 2001 non vincerà più nulla. In passato ne furono provate di tutte: messe nere, preti esorcisti, si decise persino di smantellare l’intero suolo dello stadio per recuperare le carcasse di questi fantomatici gatti e scacciar via la iella.
Insomma, solamente una delle tante incredibili storie che solo in quella parte di mondo riescono a prendere vita.

Che posto il Sudamerica…

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