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Nepal: il maltempo che non lascia scampo

Il maltempo in Nepal continua a fare danni e seminare corpi senza vita nei campi, i cui raccolti sono andati oramai persi.

Il bilancio del nubifragio parla di 43 morti totali tra i contadini nei villaggi della periferia di Kathmandu e circa 30 dispersi , dati praticamente per spacciati dalle autorità locali che hanno deciso di sospendere le ricerche in via temporanea.

Le esondazioni dei fiumi Karnali, Arun e Bagmati hanno complessivamente causato la morte di circa 60 persone, con oltre 40 dispersi.

Si attende l’intervento militare per gestire la situazione di panico generale che affligge la popolazione. Il maltempo infatti non dà segnali di cedimento e nelle prossime ore potrebbero esserci ulteriori pioggie.

Il consiglio degli esperti è quello, soprattutto rivolto ai contadini, di notare il livello dei fiumi per lanciare l’allarme nel caso in cui si alzasse eccessivamente.

I feriti, oltre 1200 in tutto il Nepal, stanno ricevendo le cure necessarie presso le strutture pubbliche ginniche, soprattutto a Kathmandu, diventata polo centrale di questa emergenza e i cui spazi indoor sono stati messi a disposizione delle autorità sanitarie e adibite a campi medici.

Le rete di telecomunicazione sono quasi tutte saltate, motivo per cui le telefonate ai numeri di soccorso non sono così fitte come ci si aspetterebbe. Anche le strade sono pressoché inagibili e questo rende molto difficile l’intervento dei mezzi di soccorso di terra.

Per quanto riguarda l’aiuto dai cieli anche esso è reso difficoltoso dall’instabilità del tempo: alla pioggia si sono sostituite le forti raffiche di vento che non consente ai velivoli di avere il permesso per giungere nelle zone di soccorso.

La situazione più incresciosa si vive certamente a Kathmandu, ove le frane delle elevazioni montuose hanno portato a valle fango e detriti che hanno praticamente invaso la città e seppellito le case concentrate nelle zone limitrofe della capitale.

E’ qui che si registra il numero di morti più elevato e il rischio più alto di possibile incidenza di nuovi eventi avversi.