Dentro l’odierno complesso architettonico del Duomo di Napoli in cui sono custodite le reliquie di San Gennaro, martire e patrono di Napoli vige una delle prime testimonianze di luoghi di culto paleocristiani presenti nella Napoli del IV sec d.C.
La Basilica di S. Restituita costituisce una delle più remote testimonianze della diffusione del Cristianesimo in Campania e dell’Occidente.
Costruita in pieno Tardo Impero l’allora Basilica deteneva un impianto a cinque navate e un’abside a colonne rientrate ricoperte di mosaici.
Successivamente S.Restituita fu maggiormente abbellita dietro interessamento del Vescovo Severo secondo il gusto agiografico-evangelico ed un naturalismo tardo-latino mediante affreschi e mosaici e la disposizione del Battistero di San Giovanni in Fonte, la cui Cronaca di Santa Maria del Principio attribuisce addirittura costruita per volere dell’imperatore Costantino.
Con l’età angioina e l’avvio della costruzione della grande cattedrale del Duomo portò allo sventramento della struttura architettonica originaria, riducendo S. Restituita ad una grande cappella laterale, rimaneggiata con archi gotici a comporre due navate oltre a divenire una “terra santa” tra Trecento e Quattrocento per gli uomini illustri del regno, evidente dai sepolcri marmorei, unitamente al mosaico in oro della Madonna del Principio, realizzato da Lello de Orvieto, allievo del Cavallini.
Il Rococò e il Settecento diedero ulteriore veste all’ex cattedrale. I lavori guidati da Arcangelo Guglielmetti ne fecero un tesoro capace di accogliere all’interno affreschi e tele attribuiti ai maestri del colore del periodo, come Luca Giordano, Francesco de Mura e Santolo Cirillo.
Ad oggi è possibile ammirare all’interno del Duomo di Napoli i preziosi mosaici e soprattutto il Battistero di S. Giovanni a Fonte, considerato dagli studiosi antecedente anche a quello presente in S. Giovanni in Laterano a Roma ed enorme testimonianza per la storia dell’Occidente.