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Natale in Casa Cupiello: storia di Napoli

Natale in Casa Cupiello è un’opera teatrale di Eduardo De Filippo e risale al 1931.

Un successo della tradizione culturale napoletana e non solo. Ciò che più rappresenta il periodo natalizio inteso come unione familiare fatta di tanti piccoli… piccolissimi tasselli. Uno accanto all’altro. Ed infondo il grande Eduardo De Filippo era proprio questo, un uomo dalle mille sfaccettature, un artista a trecentosessanta gradi che ancora oggi viene ricordato con immenso affetto.

Natale in casa Cupiello, è stata definita dall’autore «parto trigemino con una gravidanza di quattro anni», a testimonianza del fatto che essa nacque come atto unico nel 1931, che corrisponde al secondo atto della terza commedia attuale. Solo a distanza di un anno fu scritto il secondo atto, poi, a distanza di un anno fu scritto il secondo atto, corrispondente al primo della commedia cui tutti sono abituati a vedere e, infine, dopo due anni fu composto il terzo e ultimo atto, con la caratteristica peculiare che tutti e tre potevano essere recitati con varie soluzioni (atto unico, commedia in due atti e in tre atti).

All’interno della tragicommedia Natale in casa Cupiello, i protagonisti principali sono descritti con una forte attenzione ai dettagli, e questo avviene già all’interno del libro. Si legge di loro, di cosa rappresentano sulla scena e sembra quasi di entrare in contatto con una identità vicina ad ogni lettore. Probabilmente è proprio questa peculiarità che rende l’opera di Eduardo De Filippo un capolavoro scritto e recitato, che diventa poi, vissuto. Già, perché in quelle scene ognuno si può rivedere, tutti possono pensare ad episodi comuni con quanto accade. Tutto potrebbe appartenere ed essere condivisibile da tutti. Può sembrare un gioco di parole ma in realtà è l’arduo, quanto acuto lavoro che solo la maestria di De Filippo riesce a realizzare.

I personaggi principali della commedia sono: Luca, detto Lucariello, Concetta (sua moglie) e Tommasino, il figlio dei coniugi, i tre sono legati ad altri componenti della commedia in un apparente è piuttosto precario equilibrio che verrà meno proprio la sera della Vigilia di Natale. Ciò che più colpisce, oltre alla bellezza oggettiva della “finta commedia” è un particolare escamotage al quale decide  di ricorrere  Eduardo De Filippo.

Le vicende familiari infatti, quello che si potrebbe chiamare il “triangolo della discordia” che porterà poi una serie di problematiche e alla decadenza dell’idilliaco quadro della famiglia quasi perfetta, sono sempre velate e non vengono mai rappresentate sotto gli occhi degli spettatori.

Il personaggio più controverso è sicuramente quello di Lucariello, un uomo fondamentalmente debole, non nell’accezione negativa del termine, buono e alla continua ricerca di approvazione.

Vive un rapporto complicato con la moglie Concetta, ma anche col figlio Tommasino, al quale chiede ripetutamente la celebre frase: “T piac u presepe”? Ottenendo ogni volta un lapidario ed inconsciamente doloroso: no!

Una risposta che in cuor suo ferisce Lucariello, che prova a portare avanti una tradizione fatta di pastori, muschio, arti e mestieri. Il presepe è il simbolo del Natale e non può non piacere, ma soprattutto non può mancare nelle case napoletane. Simbolo ed immagine del passato storico e culturale di Napoli, ma anche espressività e creatività.

Nonostante tutto, con Natale in Casa Cupiello si ride: la vena umoristica è prevalente, è presente dell’ironia, soprattutto grazie alla spiccata penna di Eduardo De Filippo che fa in modo da caratterizzare ogni scena, ogni parola con qualcosa che vada a smorzare i toni.

Natale in Casa Cupiello è il capolavoro di Eduardo, ma è anche ciò che meglio rappresenta la poetica e la poesia di Napoli. Una città onnipresente che regala emozioni in ogni dove, dal teatro alla strada, dai musei al cibo e di cui era figlio De Filippo.