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Napoli, tra mistero e magia: la chiesa di Santa Maria delle anime del purgatorio ad arco

Napoli, una città che più di molte altre presenta degli aspetti inconsueti, talvolta in contrapposizione tra loro. L’antica Partenope è, per antonomasia, il centro di una serie di leggende molto affascinanti, giunte sino ai giorni nostri.

Il legame di Napoli con il soprannaturale, con l’oscuro e il misterioso, è rimasto costante nel corso delle varie epoche storiche. Una città con mille anime, che mantiene saldo il legame con ciò che sfugge alla comprensione dei più, in un curioso intreccio tra mito e tradizione.

Napoli e il culto delle anime “pezzentelle”

Percorrendo Via dei Tribunali, nel cuore del centro storico di Napoli, è possibile vedere la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Un vero e proprio crocevia tra il regno dei vivi e quello dei morti, conosciuto dal popolo come chiesa “de ‘e cape morte”.

I suggestivi ornamenti della chiesa

Esplorando gli interni, ci imbattiamo nei marmi e nel teschio alato di Dionisio Lazzari; ma la vera particolarità sta nei sotterranei, che custodiscono la parte più interessante di quest’antica costruzione: qui, infatti, è possibile trovare ambienti ricoperti da ossa e teschi umani appartenenti a defunti senza nome.

Uno scenario suggestivo, nel quale la tradizione religiosa ed il culto dei morti, si incontrano perfettamente. La chiesa è dedicata al cosiddetto culto delle anime “pezzentelle”. Si trattava di persone morte durante l’epidemia di peste che venivano raccolte dalle strade e portate nei sotterranei per isolare il contagio.

Così, queste anime senza nome, sprovviste di un’identità definita, venivano accolte nel mondo dei vivi con preghiere e pensieri da parte dei passanti. Una prova di umanità nei confronti di chi non aveva dei cari che piangessero per lui. Secondo la tradizione popolare, queste anime senza nome si troverebbero in purgatorio.

I napoletani che perdevano una persona cara, erano soliti recarsi in questa chiesa e adottavano un teschio per dedicargli preghiere e pensieri. Nel corso del tempo, i teschi presenti in questa caratteristica chiesa, furono oggetto di una vera e propria forma di venerazione. Un culto che si diffuse stabilmente a Napoli. All’interno di questa tradizione troviamo l’altare eretto a Lucia, che secondo la mitologia popolare era una principessa morta subito dopo il matrimonio. Il suo teschio, coperto da un velo bianco, presenta ai lati altri due crani, appartenenti ai suoi servitori.

Vista l’ampia diffusione di questo culto, nel 1969 il cardinale Ursi fu costretto a limitarlo, poiché temeva che questa forma di venerazione potesse sostituire il culto dei santi.

La testimonianza di una tradizione che si trasformò in un vero e proprio culto. L’incontro tra la vita e la morte che ha come elemento centrale la preghiera. Una testimonianza suggestiva e affascinante dell’anima misteriosa di Napoli.