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Napoli: nel 1944 erutta per l’ultima volta il Vesuvio

Il 18 marzo 1944 aveva luogo l’ultima eruzione del Vesuvio, evento documentato dalle truppe alleate che occupavano Napoli, e da Giuseppe Imbò, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che a rischio della sua stessa vita continuò a registrare le attività del vulcano.

L’evento durò per dieci giorni e  interessò in particolar modo i comuni di San Sebastiano, Massa, Pompei, Nocera, Scafati e Poggiomarino. E’ grazie alla presenza delle truppe americane e britanniche, presenti a Napoli dopo che la città si era liberata dall’occupazione nazista della Seconda guerra mondiale, che abbiamo la documentazione dell’evento con foto e video, ma il racconto delle diverse fasi dell’eruzione lo dobbiamo a Giuseppe Imbò, il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Dunque, possiamo individuale cinque fasi dell’eruzione:

  1. Fase effusiva: la prima fase cominciò il 18 marzo aprendosi con un’esplosione che distrusse parzialmente il cono di scorie presente sulla sommità. Successivamente si innescò una debole attività stromboliana caratterizzata da colate di lava rivolte verso Nord, Sud e Ovest. Il giorno dopo queste colate raggiunsero velocità comprese tra i 50 e i 300 metri all’ora, avvicinandosi pericolosamente ai centri abitati di San Sebastiano e Massa. Fortunatamente l’esercito alleato riuscì a gestire in tempo l’evacuazione, permettendo l’allontanamento di circa 7000 persone.
  2. Fase fontana: la seconda fase iniziò il 21 marzo e fu caratterizzata dalla presenza di fontane di lava alte fino a 800-1000 metri. Queste contribuirono a rilasciare in atmosfera grandi quantità di ceneri, che vennero trasportate dal vento verso Sud-Est e si depositarono al suolo in uno strato spesso qualche decina di centimetri.
  3. Fase eruttiva: il pomeriggio del 22 marzo iniziò la terza fase, durante la quale le fontane di lava vennero sostituite da esplosioni di discreta intensità e dal lancio di bombe e lapilli. Si formò una colonna di gas e ceneri che superò i 5 km di altezza e che depositò ceneri e scorie a Sud-Est del vulcano.
  4. Colonne eruttive: dal 23 marzo iniziò la quarta face, durante la quale si verificarono alcune attività causate dall’ingresso di acqua nel condotto vulcanico, con colonne eruttive alte quasi 2 km. In quelle ore si registrò anche un’intensa attività sismica e piccoli flussi piroclastici sulla sommità del vulcano.
  5. Fase post-eruzione: durante i dieci giorni di attività furono  diversi i paesi danneggiati dalla ricaduta di ceneri e lapilli, come ad esempio Pompei, Nocera, Scafati e Poggiomarino.  Fortunatamente Napoli città, molto più abitata, non subì grossi danni, dal momento che la direzione dei venti spinse la maggior parte delle ceneri e dei lapilli verso Sud-Est.